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CIRCOLO CULTURALE

ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE
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L' acquedotto del Regio Architetto
Lorenzo Nottolini
a cura di Piero Tambellini |
La
vita di Lorenzo
Nottolini
Lorenzo Nottolini, figlio di Gian
Domenico e Maria Domenica Orsolini, nasce il 6 Maggio 1787 a Zone,
una località di Segromigno in Piano (in quel periodo semplicemente Segromigno
perché il paese non era ancora stato suddiviso).
Rimasto orfano prematuramente del padre
si trasferisce a Lucca e frequenta il seminario della Cattedrale,
poi l’Accademia delle Belle Arti di Firenze e l’Accademia di San
Luca a Roma.
Dal 1807 al 1810 lavora per il
Pricipato di Elisa Baciocchi e dal 1815 al 1847 lavora per il Ducato
di Lucca, (formatosi con il congresso di Vienna e
terminato quando Lucca entra nel Granducato di Toscana). Nel 1818 ottiene il titolo di
Architetto Regio, e nel 1819 quello di Ingegnere delle Acque, Strade
e Macchine.
Numerosi sono i lavori di progettazione
e ristrutturazione che ha fatto in lucchesia: opere architettoniche,
strade, ponti ed opere idrauliche.
Muore a Lucca il 12 settembre del 1851 per un colpo apoplettico.
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Foto n.1: Archi che partono dal "tempietto "di Guamo
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Foto n.2 |
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L’acquedotto (storia)
Nei tempi antichi, sembra, che esistesse un
acquedotto, forse sotterraneo, che partiva dalla zona di Moriano ed
alimentava alcune fontane all'interno delle mura lucchesi. Nel medioevo,
però, tali fonti andarono perdute. A Lucca, la necessità di un acquedotto
si fece più pressante nel XVIII° secolo; le famiglie benestanti si facevano portare
l’acqua direttamente dalle colline circostanti, quelle meno abbienti,
invece, si servivano dei pozzi. L’acqua dei pozzi, che spesso era
“malsana”, portava però al diffondersi di gravi epidemie.
Furono prese in considerazione diverse ipotesi da
dove prelevare l’acqua necessaria e furono fatti diversi progetti. Nel 1732, Giuseppe Natalini fece uno studio per prendere l'acqua da Badia di
Cantignano.
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Nel 1763 vennero stanziati fondi per lo studio e la costruzione
dell'acquedotto. In seguito ad una relazione di Attilio Arnolfini che
consultò molti esperti teorici e pratici fu deciso di prelevarla
dal monte di Guamo. I lucchesi dovettero però aspettare fino al
1812 per veder cominciare i lavori per la costruzione dell'acquedotto
su progetto del francese Sambucy, anche se purtroppo furono realizzate
solo poche fondazioni perché i lavori vennero sospesi nel marzo del
1814 in seguito alla caduta dei Baciocchi..
Dieci anni dopo, nel 1822, Maria Luisa di Borbone, duchessa
di Lucca, delibera la costruzione dell’acquedotto e affida la
sovrintendenza dei lavori al Regio Architetto Lorenzo Nottolini che
modifica il progetto iniziale e nomina direttore dei lavori Giuseppe
Valentini. Una delle modifiche riguardava
l’eliminazione dell' arcata finale che terminava al baluardo S.
Colombano, per non compromettere l ’integrità architettonica delle mura
urbane.
Dopo la morte di Maria Luisa i lavori vennero
nuovamente sospesi per riprendere poi con difficoltà varie e contrasti
con gli organi di governo.I lavori per la costruzione dell’acquedotto
cominciarono nel 1823 e terminarono completamente, dopo svariate
interruzioni, nel 1851, però già il 21 giugno del 1832 l'acqua potabile
arrivava in piazza San Martino.
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L’acquedotto (struttura)
L’acquedotto è stato progettato per portare entro
le mura di Lucca, mediante 2 percorsi separati, acqua di maggiore e
minore qualità. L’acqua potabile proveniva dalle polle mentre
l’altra dalla Serra Vespaiata (costruzione che riuniva le acque del Rio
San Quirico e del Rio di Valle).
Il posto dove si trova la Serra Vespaiata viene
chiamato “Alle parole d’oro” perché la gente del posto aveva scambiato
per oro le lettere d’ottone lucente che ricoprivano un ‘iscrizione
scolpita sulla pietra di un piccolo ponte
Attraverso condotti sotterranei e ” bottini
d’ispezione” l’acqua arriva al “tempietto-cisterna” di Guamo.
Quattrocentosessanta pilastri, per una distanza di
circa 3,250 metri, sostengono 459 archi che hanno sulla sommità due
canali per lo scorrimento dell’acqua.
Per rendere più stabile la struttura furono
costruiti, in modo equidistante, 28 contrafforti per rinforzare i
pilastri.
Dal “tempietto-cisterna” di San Concordio un
condotto forzato entrava in città passando sotto il baluardo San
Colombano. Ai lati di quel “tempietto” erano presenti due fontane che
facevano sgorgare acqua da una bocca di leone. Oltre a queste due, sono
del Nottolini anche altre monumentali fontane del centro storico. Nel
progetto del Nottolini era prevista una fontana anche per piazza San
Michele, però non è stata costruita.
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Foto n 3: Tempietto di San Concordio |
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Foto n 4: Acquedotto visto da sopra. |
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Restauro e manutenzione
Gli automobilisti che transitano sulla A11, nel
tratto Lucca-Capannori, non possono fare a meno di notare che la costruzione
dell’autostrada ha comportato la distruzione di alcuni archi (sei) dell’acquedotto del
Nottolini, interrompendo così la linearità dei 460 pilastri e provocando
lesioni agli archi vicini,
Se ci poniamo di fianco ai pilastri per goderne
tutta la continuità, resteremo delusi perché alcuni alberi ce ne
impediscono la visibilità, e quindi sarebbe opportuno osservare una
fascia di rispetto ai lati della costruzione. Con una più attenta
osservazione possiamo notare che i canali sopra gli archi, (in qualche
punto) sono scoperti, facilitando così la crescita di “erbacce”.
Al tempietto di Guamo come al “bottino
d’ispezione” che si trova davanti mancano alcuni mattoni, ma la
situazione si fa drammatica al tempietto di San Concordio.
Sulla copertura mancano alcune pietre, una grossa
crepa interessa tutta la struttura e un fico ed altri arbusti stanno
crescendo sulla sommità. E’ presente un’impalcatura con tubi innocenti ,
per problemi di stabilità, ma l’impressione che si ha osservando
il tempietto di San Concordio è quella di un impietoso abbandono.
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Foto n.5: Ponticello e "bottini d'ispezione" |

Foto n 6: Condotto d'acqua |
Un po’ di grafologia
Nella parte finale della firma si può notare un
paraffo a forma di occhiello che è indice di un temperamento passionale
e combattivo.
Il prolungamento inferiore della “z” è indice di
egoismo, mentre le aste uguali e ben formate della “n”maiuscola indicano
un carattere equilibrato e il taglio della “t”, che vediamo unito alla
lettera successiva, indica razionalità, intelligenza e spirito critico.
PS: Dato che mi sono improvvisato grafologo, mi
farebbe piacere ricevere un commento da un vero grafologo per poi riportarlo
sul sito.
Il
braccio lucchese (unità di misura)
Fino a qualche secolo dopo la caduta dell'Impero
Romano era in uso il Piede del Campidoglio, poi venne il Piede di
Liutprando, portato dai Longobardi.
Il braccio lucchese nasce, probabilmente nel
dodicesimo o tredicesimo secolo per la lavorazione della seta.
Con Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone
Bonaparte, venne introdotto il
sistema metrico decimale(1.806).
Nel 1814 il Governo Provvisorio ristabilisce il
braccio lucchese che durerà fino alla fine del Ducato di Lucca.
Il braccio lucchese equivaleva a circa 59 cm.
(59,04) ed era suddiviso in 12 Oncie.
4 braccia facevano una Canna
5 braccia facevano una Pertica
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Foto n 7: Albero accanto alla struttura
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Foto n 8
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Foto n9:Particolare
del tempietto di S.Concordio

Foto n 10: Particolare tempietto di S. Concordio |

Foto n. 11 :Particolare tempietto di S. Concordio |
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Un po' di vernacolo
Speriam che sia un fio ottato
N’avrebbin a fa un monumento al Nottolini…………
Anco lu è nato a Segromigno, e non San Gromigno,
come dicen i forestieri.
Per diventà arcotetto ha studio a Firenze e anco a
Roma, po l'ha chiamo la duchessa, che i cittadini erin stanchi d’andà a
piglià l’acqua co' barocci, nelle campagne.
C’erin anco i pozzi, ma chissà che intrugli c’avran
tiro pe fa venì la peste el colera.
Erin i tempi del nonno di mi pà quando il
Nottolini portò l’acqua a velli di Lucca drento.
Dovette fa più di quattrocento archi co' matoni e
pietre, da Guamo a San Concordio, e po ‘na galleria sotto il bastion di
San Colomban.
Quarcosa a scuola avevo studio, e decisi di fa ‘na
spasseggiata colturale colla mi bimba al “tempietto” di San Concordio.
Io lai e po, ancora, io lai !
Che ingrati, l’han proprio abbandono.
Volevo parla' di storia e mi son ritrovo a parlar
di botania.
D’erbacce c’enerin di tante sorte e po quando ho
alzo l’occhi al cupolon esclamai: Un fio, speriam che sia ottato.
Un ho più voglia di stà a critià e po m’han insegno
a vedè il bicchiere mezzo pien e osì ho penso che l’anno doppo potevo
andà la co ‘na fetta di pan pe sparmacci il fio sopra.
Un mi riordo se quand’ero bamboretto ci mettevo
anco l'succaro. Forse no.
Al seguro lo mettevo sul buro e sul vin.
E po se dalla bocca del leon un piscia più l’acqua
vorà di che mi porterò un po di vin, di vello bon.
Comunque se potessi incontrà il sommo poeta gli
potrei chiede in che giron l’ha missi l’ingrati.
E per il contrappasso, un idea ce l’avrei da
prestanni: che all’ingrati del Nottolini ni s’appiccin la bocca alla
fontana e che l’acqua che entra da ‘na parte esci in continuassion da
vell’altra.
Pierin delle Pianacce
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Foto n. 12:
Serra Vespaiata |
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Foto n. 13:
Pozzetto d'ispezione a Guamo |
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Nella
foto a sinistra si vede la "Casa del custode" situata alle
"Parole d'oro" (anticamente vi era un mulino).
La casa del custode è stata restaurata
recentemente dal Comune di Lucca ed ospita anche il primo Centro di
Educazione Ambientale.
Per informazioni sulle aperture e sulle visite
guidate è possibile rivolgersi
all' associazione "Il TUFFETTO"
www.iltuffetto.it
info@iltuffetto.it
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Settembre 2006 - Aggiornato: Agosto 2007
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