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Storia e lavorazione della seta

a cura di Stefania Maffei

(per chi volesse contattare Stefania: stefania.seta@yahoo.it)

 

INTRODUZIONE

 

Quando sia nata  esattamente la mia passione per la seta non saprei, è sempre stato un argomento per me molto affascinante.
A casa i nonni raccontavano spesso dei tempi in cui allevavano i filugelli sui cannicci,e quando le persone anziane raccontano dei tempi di gioventù, traspare sempre un po' di poesia e nostalgia dei tempi andati anche se erano tempi di duro lavoro e di privazioni.
Forse è stata proprio questa nostalgia  che mi ha contagiato e che ha fatto nascere in me l'idea di riportare in vita una attività un tempo molto diffusa nelle nostre campagne ma ormai abbandonata dal secondo dopoguerra.
Così per non dimenticare un mestiere tipico delle famiglie contadine, io e mio marito ci siamo decisi ad allevare i bachi da seta.
Tramite ricerche su internet abbiamo trovato un'associazione di Reggio Calabria, che pratica l'allevamento dei bachi da seta nella casa famiglia che gestisce, e gentilissimi ci hanno inviato la prime uova.
La prima covata purtroppo non è andata bene ed i bacolini non sono nati.
La seconda covata però fu un successo e non senza fatica siamo riusciti a portare a maturità i bacolini e ad avere i nostri primi bozzoli candidi.
La ricerca però non si è fermata e  dopo vari tentativi non fortunati mio marito grazie ad un'illustrazione trovata su un manoscritto dell'archivio di stato di Lucca, è riuscito finalmente  a fabbricare un piccolo aspo artigianale con il quale riusciamo a fare la trattura della seta.
Adesso abbiamo le matassine di filo ma avremo bisogno di altre macchine per la torcitura e di un telaio per riuscire a completare tutto il ciclo ed avere un vero tessuto.
La nostra ricerca nel passato continua e speriamo di riuscire a trovare le macchine che ci permetteranno di avere i primi tessuti.
Se qualche lettore avesse dei vecchi arnesi (anche non in buono stato) che possano in qualche modo  servire allo scopo è pregato di contattarci.
 

   IL GELSO

 

Il gelso, unico alimento dei bachi da seta, è una pianta appartenente alla classe Angiosperme, ordine urticali, famiglia Moracee, genere Morus, specie Alba. E’ un albero che può raggiungere l’altezza di 10-12 metri con chioma larga.

Nell’ambito di questa specie esistono diverse varietà Morettiano, Florio, Ichinose, Kayrio e Kokuso.

Nella campagna Lucchese i gelsi erano in passato molto diffusi, infatti la maggior parte delle famiglie contadine avevano il proprio allevamento di "filugelli"( così erano chiamati i bachi all’inizio del secolo scorso.

Una località nella zona di Fossanera ancora si chiama "il gelsaio" per la gran quantità di gelsi che vi si trovavano.

 

Foto n.1

 

  IL CICLO BIOLOGICO DEL BACO DA SETA

 

Il baco da seta è un insetto dell’ordine dei lepidotteri,famiglia Bombicidi, genere Bombyx ,specie Mori.

Le tappe fondamentali della vita del baco sono 4:uovo,larva,crisalide, farfalla. Con la schiusa delle uova, inizia la fase larvale , i bachi appena nati misurano circa 3 mm e iniziano subito a mangiare la foglia di gelso tagliata finemente.

Seguiranno 4 "mute" durante le quali il bacolino cresce, dorme e cambia pelle.

Giunti alla fine della quinta età larvale, il  raggiunto circa 9 cm di lunghezza ed è pronto per iniziare la "salita al bosco" e la costruzione del bozzolo, formato da un unico filamento serico che può raggiungere una lunghezza di 2000 metri.

Chiusa dentro il bozzolo la larva si trasforma in crisalide e dopo circa 10 giorni sarà pronta ad uscire una bianca farfalla. Tutto il ciclo dura circa 45 giorni.

 

Foto n.2

LA LAVORAZIONE DELLA SETA

 

Una volta raccolti i bozzoli dal bosco inizia il delicato processo  di trattura, in cui il bozzolo viene scaldato in acqua bollente per eliminare lo strato gommoso che lo ricopre.

Una volta pronti si procede a cercare l’inizio della bava e si avvolge il filo tramite un aspo.

Successivamente per rendere il filo idoneo alla tessitura si hanno altri passaggi tra i quali i principali sono la torcitura e la sgommatura .

 

Foto n.3

 

LA STORIA DELL’ ANTICA ARTE DELL’ALLEVAMENTO DEL BACO DA SETA

 

La sericoltura che fino alla seconda guerra mondiale era stata una importante attività agricola ed industriale è andata pian piano quasi scomparendo , pur essendo ancora oggi esempio di un glorioso passato e una ricchezza per il patrimonio della cultura e della tradizione, che merita di essere tutelata e conservata.

Rappresenta inoltre una possibilità di sicuro avvenire per un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente e dell’ecologia.

L’arte dell’allevamento del baco da seta ha origini antichissime. La scoperta della lavorazione della seta in Cina è stata per lungo tempo avvolta dalla leggenda. Secondo la tradizione, infatti, sarebbe stata la sposa di Huang di, il mitico Imperatore Giallo e leggendario padre della civiltà cinese vissuto intorno al 3.000 a.C., ad aver per prima scoperto le proprietà del filamento prodotto dai bachi da seta.

Fu proprio la seta, il prezioso e fin dall'inizio costosissimo tessuto dall'origine ammantata di mistero, a permettere che scambi commerciali e culturali tra occidente e oriente cominciassero a fiorire.

All'inizio dell'estate del 53 avanti Cristo, precisamente 700 anni dopo la fondazione di Roma, sospinto dall'invidia per i trionfi militari di Cesare e Pompeo, Marco Licinio Crasso partì alla volta della Persia. Per quanto funesto, quel episodio segna la prima occasione in cui i Romani vennero in contatto con la seta, con la quale erano tessute le cangianti insegne innalzate dai guerrieri Parti.

Per secoli però i Romani non seppero nulla circa l'origine della seta e della lavorazione necessaria per tesserla.

Nella "Storia naturale" Plinio il Vecchio dice dei Seri (cinesi) che fossero "famosi per la lana delle loro foreste". E aggiungeva: "Staccano una peluria bianca dalle foglie e la innaffiano; le donne quindi eseguono il doppio lavoro di dipanarla e di tesserla". Dei bachi, nessuna notizia.

Foto n.4

 

Foto n.5

 

In Cina, d'altronde, il segreto di quel prodotto così fondamentale nei rapporti commerciali con il mondo occidentale ed era custodito con la massima cura, tanto che l'esportazione dei bachi da seta era proibita da una legge severissima. Solo intorno al 420 dopo Cristo, la figlia di un imperatore si rese colpevole di un crimine che, secondo la legge, era punibile con la morte.

Concessa in sposa a un principe di Khotan per assecondare i desideri del marito, la "principessa della seta" riuscì a contrabbandare le uova dei bachi da seta e i semi di gelso,nascondendoli nell'ornamento della sua acconciatura.

Da quel giorno l’allevamento del baco da seta è andato diffondendosi fino ad arrivare nel mediterraneo.

Foto n.6

 

LA SETA A LUCCA

 

I primi documenti scritti sulla coltivazione del gelso nella Lucchesia sono reperibili nell'Archivio di Stato di Lucca e risalgono al 1223.

In Toscana si parla di seta di Chiarentana forse perché i primi a coltivare sete in Toscana furono gli abitanti di Chiarantano o Chiarentana che fu un castelluccio dei Salimbeni fra la Val d'Orcia e la Val di Chiana.

Ma i lucchesi erano già tessitori esperti fin dai primi anni del 1200 e molte ragazze venivano dai paesi vicini per apprendere l'arte.

Per ottenere un telaio per esercitarla restavano in una casa di tessitori per otto anni consecutivi. Imparavano così i segreti di quest'arte di cui i lucchesi erano gelosissimi e che si passavano di padre in figlio, dando gravi sanzioni a chi li  portasse fuori della città .

Lucca aveva infatti conquistato un primato assoluto. 

Alla fine del XII secolo, tra le mura della città, viene creato un nuovo tipo di tessuto, il Diasprum, noto anche come "seta diasperata", caratterizzato da un fondo in tinta unita, realizzato a punto raso, mentre il disegno, opaco, è fatto a punto tela e contrasta con la lucentezza del fondo.

 

 

 

Foto n.7

Foto n.8

I temi iconografici tipici di quel periodo sono legati all’araldica, quindi animali come il leone, l’aquila e il pavone ecc.

La fortuna della seta italiana cresce rapidamente. A Firenze, dove la tessitura era un’attività fiorente già da un paio di secoli, l’arte della seta arriva nel XIII° secolo, con gli esuli lucchesi.

Da ricerche svolte su documenti rinvenuti nelle parrocchie, e da ricordi di persone anziane abbiamo saputo che quasi ogni famiglia di contadini della piana Lucchese nei primi anni del 1900 allevava i bachi da seta nella propria casa per poi vendere i bozzoli.

I bozzoli rappresentavano per i mezzadri l’unico modo per avere a disposizione un po’ di denaro.

Foto n.9

Gli anziani raccontano che una volta i semi dei bachi (filugelli) si compravano a "oncia", un’oncia corrisponde a gr. 27,8, cioè più o meno 25.000 uova.

A Lucca sembra che venissero acquistati da "Prospero".

Le donne riponevano questi semi in un apposito sacchetto e lo tenevano legato al collo per favorire la schiusa delle uova. Naturalmente venivano rispettate regole precise circa la benedizione e le "rogazioni" necessarie affinché tutto procedesse senza intoppi.

Appena nati i bachi venivano messi su di un panno sul canniccio e si dava loro foglia di gelso triturata, prima fine poi sempre più grossa man mano che il baco cresceva.

 

Foto n.10

Di solito i bachi venivano allevati in casa in sala , in soffitta o in una camera, in quanto sono molto sensibili agli sbalzi  correnti d’aria.

Una volta maturi, venivano portate delle fascine di ginestra a formare il "bosco" sul quale i bachi salivano a tessere il loro prezioso filo di seta.

Quando i bozzoli erano pronti venivano raccolti , messi nei "corbelli" e portati a vendere a in piazza San Michele. Fino alla guerra 39-43 c’erano a Lucca e dintorni diverse "filande" (Collodi - La filanda dell’Arcangeli in citta’ a Lucca, la filanda Vellutini a San Martino in Freddana e Lunata ecc.).

Foto n.11

Vi lavoravano soprattutto le donne e le bambine, sebbene fosse un lavoro molto duro e difficile, bisognava bagnare i bozzoli in acqua così calda da scottare le mani, e poi in varie fasi e con varie macchine venivano filati.

A confermare l’antica tradizione di allevare i bachi nelle  scritte nel 1654 di una piccola parrocchia nelle vicinanze di Lucca dove emerge che, la chiesa aveva avuto offerte in bozzoli per 21 lire Lucchesi (più di quelle ricevute in vino e olio !!)

Foto n.12

I bozzoli infatti erano preziosi e venivano portati come offerta sull’altare durante le feste religiose.

La bachicoltura italiana ebbe un ultimo boom nel decennio 1921 - 1930 con una produzione nazionale di 47.000 tonnellate di bozzoli, con una punta record nel 1924 con 57.000 tonnellate: dal 1931 in poi si assistette ad una costante diminuzione della produzione nazionale fino alla scomparsa quasi totale.

    Foto 13

 

 

 

 

Foto 13:

Stefania mentre prepara le matassine di seta

                            

 

 

 

Foto 14:

C'è sempre chi se la prende comoda.

Un baco sta ancora cercando il posto giusto per fare il bozzolo.

 

 

 

 

 

Foto 14

 

Domenica 18 Maggio Stefania e suo marito Stefano, nell'ambito di una iniziativa organizzata da "Piccola Penna", hanno fatto una delle dimostrazioni pratiche di come si arriva al filo di seta partendo dal bozzolo.

Era presente anche "Gavorchio" che ha scattato alcune foto e le ha messe sul suo sito. Per vederle cliccate   su: http://www.gavorchio.it/Bachi.htm

Per altre notizie sull'attività di Stefania :      http://antichimestieri.arsia.toscana.it/pagebase.asp?p=1530