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Il Labirinto
di Lucca
a cura di
Tiziana Puccioni
Appunti presi da una serata
con l’Associazione Archeosofica di Lucca
www.associazionearcheosofica.it/
Mito e
simbolismo del labirinto
Ambiente composto da
cunicoli, passaggi, complicato, in cui se qualcuno entra non
è facile districarsi,
si rimane rinchiusi, è complesso, ci si può perdere e non
uscire più. Figura millenaria, vi è l’idea di qualcosa che
blocca, imprigiona, esistono varie tipologie di labirinto,
ed ha origini antichissime.
Etimologia di Labyrinthos: Labur = espressione preellenica,
oppure Labris= materiale di pietra di utensili e armi ,
Labra = galleria, caverna, può derivare anche da questa
traduzione : casa dell’ascia, con un’ascia dentro, da Labris,
riferito alle vecchie asce fatte in un determinato modo. |
Foto n.1 |
E’
un simbolo misterioso, è stato collocato nelle Chiese
spesso, vedi la cattedrale di
S.Martino a Lucca, non è un elemento decorativo, ha
un significato, si trova nelle chiese romaniche, e anche
gotiche, per esempio a Chartres e a Reims in Freancia, si
intuisce che ha una valenza sacra, quello di Lucca risale al
13° sec. , troviamo armonia nel disegno, ha una sola entrata
e nessuna uscita, sembra che tutto attiri verso il centro,
che quella sia l’uscita, o che il centro permetta l’accesso
ad un luogo misterioso. Può essere un’allegoria,
dell’entrata, del rischio, del superare gli ostacoli, per
avere la possibilità di raggiungere qualcosa, il centro. |
Foto n 2 |
Il percorso ha una sola
corsia, in questo caso si dice ‘unicorsale’. Serve la
volontà di entrare, la costanza nel percorrerlo, e piano
piano si giunge al centro, ma da esso, volendo ci si può
allontanare, non si sa il motivo di questa possibilità, si
possono fare delle ipotesi.
Vi è una scritta laterale in
latino che dà istruzioni sul labirinto.
Traduzione: “Questo
è il labirinto costruito da Dedalo di Creta dal quale
nessuno entratovi poté uscire, salvo Teseo grazie al filo di
Arianna”.
Dal labirinto di Lucca si può
uscire, non è come quello di Dedalo, da cui nessuno poteva
uscire, tranne Teseo, secondo il mito.
E’ difficile capire il segno
grafico del labirinto, cioè l’ideogramma, da una parte c’è
la complessità dell’uomo e della natura, e dall’altra
l’universo, creato dal creatore, esso ci parla della nostra
natura, del nostro divenire sul palcoscenico del mondo,
della nascita e della morte.
Il percorso della vita può
essere un vivere senza sapere dove si va, come dentro un
dedalo. Le domande eterne: “da dove vieni?” “dove vai?” ,
c’è chi non se le pone, oppure chi risponde in maniera
filosofica, o chi in concretezza va a cercare la verità, la
frase chiave è “conosci te stesso”, che potrebbe benissimo
stare all’ingresso del labirinto, ‘conosci cosa ti
ottenebra’, ‘cerca la risposta alle domande’.
La
realtà non esiste, sono segnali del cervello alla coscienza,
ed essa crea la realtà, una visione legata ai cinque sensi,
limitata, bisogna sviluppare nuovi sensi, andare verso
l’aspetto metafisico dell’uomo, per conoscere la realtà
superiore ci vogliono altri sensi, oltre a quelli che
abbiamo, i sensi ‘sottili’, noi usiamo il cervello solo in
minima parte, esso è pronto per altri stimoli da tradurre
alla coscienza, c’è bisogno di una conoscenza libera e
profonda dell’essere umano.
L’universo stesso ha una natura psichica che interagisce con
l’uomo, si può conoscere, questa come altre cose, basta
avere il dubbio, lo stimolo dentro di sé.
Storia del labirinto: il più importante riferimento è il
mito greco di Dedalo, esistono poi resoconti di storici (
Erodoto) che parlano di strutture complesse che si trovano
in Egitto e a Creta, a Lemmo, e anche in Italia a Chiusi.
Quello che ci rimane dell’antichità sono gli ideogrammi, i
disegni del labirinto , i graffiti rupestri ad esempio in
Sardegna e in Valcamonica, e rappresentato su delle monete o
su tavolette d’argilla, o su vasi etruschi.
Si
riferivano al percorso dell’anima nell’oltretomba, alla
morte, al passaggio di coscienza, il più classico è il
labirinto cretese, con un entrata e un centro, di forma
circolare e con percorso unicorsale.
Tutti hanno spirali concentriche e formano sette spire, alla
base c’è una croce che collega l’entrata al centro. |
Foto n 3 |
Il sette è un numero
simbolico, unisce il cielo con la terra, per esempio lo
Ziggurat sumerico ha sette piani. E’ l’espressione di
un’ascesa dinamica, virtuosa e sapienziale. Il numero
undici, rappresenta invece il caos, il disordine. Il
labirinto cretese è stato ripreso nel medioevo dai labirinti
cristiani. Il sei è il numero della creazione, è la somma
dei suoi divisori, è il numero perfetto. Ad es ci sono i 6
chakra. Il sette è l’espressione completa di un’azione, non
è creato né creatore. Ad es le 7 note, i 7 giorni, 7 colori
e 7 arti.
Mito greco: il Re Minosse e
la sua sposa, governano un regno glorioso, egli ad un certo
punto pretende un segno dalle divinità in maniera che si
esprimesse chiaramente la sua origine divina presso i
sudditi, Poseidone raccoglie questa richiesta e gli manda un
toro bianco che doveva sacrificare agli dei, farlo vedere
come prova della sua divinità ma poi non tenerlo per sé, ma
Minosse ingannò il dio e lo tenne, era superbia, al suo
posto sacrificò un altro animale. Il toro e la regina si
uniscono e da loro nasce il Minotauro, (minos tauros = toro
di Minosse) , il re ordinò a Dedalo la costruzione di un
luogo complesso dove metterlo. L’errore causato dalla
superbia è l’anarchia. Il mostro si nutriva di ateniesi
datogli in pasto via via, il grande Teseo riesce ad entrare,
ad ucciderlo e liberare tutti, l’impresa non fu facile, egli
calzò le scarpe del padre, allegoria del riferirsi alla
conoscenza dei padri, conosce Arianna, figlia del re e della
regina, le confida la sua intenzione, lei si innamora di
Teseo e gli dona il filo per orientarsi, identifica l’aiuto
divino per portare a compimento l’impresa, lui rappresenta
la lucida dignità, la sapienza, l’azione, l’amore e
l’umiltà, egli è eroico e anche umile, tiene il filo, non lo
perde, non si sente superiore. |
Ci sono labirinti dalle varie
forme geometriche esterne, ad esempio labirinti romani
quadrati, ripresi da quelli cristiani, ce ne sono con undici
spire concentriche , tortuosi, la forma della croce vince il
caos, e fa arrivare al centro, toglie la struttura caotica.
E’ un riferimento simbolico di ordine sul caos.
Labirinto di Pontremoli:
“non correte come chi è senza meta ma in modo da guadagnarvi
in premio” (San Paolo)
Labirinto di Alatri: con al
centro il Cristo.
Notre Dame di Amiens:
labirinto ottagonale, è un simbolo di passaggio, dal
quadrato al cerchio la forma ottagonale, vedi un esempio
anche nel battistero di Firenze. |
Foto n 4 |
Nel diciottesimo secolo ne
vennero distrutti molti, in quel momento storico si
consideravano senza senso, senza significato.
E’ anche simbolo del
pellegrinaggio, di percorso verso il centro, un viaggio
interiore, il regno di Dio che è dentro di noi, dal vangelo
“il regno di Dio è dentro di voi” (Luca, 17:21)
I simboli ‘nodi’ di Salomone
possono rappresentare dei nodi psichici da sciogliere.
Al centro del labirinto c’è
la battaglia finale, il drago, si può ucciderlo, ci sono
persone, ad esempio gli asceti, che hanno ucciso il drago
per sempre, Gesù è colui che ha vinto tutto. (Concetto della
caverna dei mistici)
La croce non nasce come
simbolo con il Cristianesimo ma molto prima, è il segno che
ordina il caos, lo spazio, esorcizza un luogo, lo rende
sacro. Su che base un uomo dell’antichità costruiva un
tempio? Da dove partiva? Dalla croce.
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Novembre 2009 |