 |
CIRCOLO CULTURALE

ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE
|
|
Torna
a Home Page
Un cammello a Camigliano
Alla
ricerca del toponimo “Camigliano”
a
cura di Piero Tambellini
|
Premessa
Il titolo può sembrare bizzarro, eppure mi sono
posto veramente il quesito di un collegamento tra il cammello (in realtà un
camelus dromedarius - dromedario) e Camigliano.
Tutto è cominciato quando ho pensato di inserire
nel sito di “Piccola Penna” una pagina web sulla storia di Camigliano.
La prima questione che mi sono posto è stata
quella di capire in che periodo è nato e da dove poteva derivare il nome “Camigliano”.
Credevo di potermela cavare consultando un paio
di libri in biblioteca, … ma non avevo fatto i conti con i due cammelli.
Quello che segue è un
misto di ipotesi e ricerca storica e non vuole essere la conclusione di un
lavoro, che potrebbe contenere anche errori, non essendo esperto in materia, ma
argomento di confronto, aperto a
tutte le osservazioni critiche.
Quello di cui sono certo è che l’ipotesi che
tutti i paesi di nome Camigliano o Camugliano
(antico nome di Camigliano) avessero una comune origine mi ha portato a riaprire
vecchi libri di scuola, a cercarne di nuovi, a navigare in internet.
Probabilmente se avessi saputo che i toponimi che terminano
per "ano" devono, in genere, il loro suffisso alla centuriazione romana in
quanto tale suffisso prediale sta per "terra appartenente a ...". non avrei
nemmeno cominciato la ricerca.
Per il toponimo Camigliano, la spiegazione
non è però così semplice perché, come vedremo, esistono alcune interrelazioni
che potrebbero portare ad ipotesi alternative.
Latino
Prima indagine
in biblioteca… …
Un autore ha
messo di fianco alla parola “CAMIGLIANO” quella latina di “Camillus”, un altro quella di “Camilius”.
Sono andato a
vedere i nomi dei romani (loro erano un po’ più complicati di noi –
praenomina-nomina-cognomina e nomen) e ho trovato sotto nomina: Camillius
e Camilius e sotto cognomina: Camillus.
Il cammello (Camelus)
non è ancora arrivato, ma visto che
spuntano le prime parole in latino…
Anche
declinando “Camelus” restiamo distanti dalla parola “Camigliano”.
La prima
famiglia “Camillo” di cui si ha
notizia è quella di Marco Furio Camillo (
403 a
.C.).
Ho trovato
interessante anche quanto scritto da Dionigi di Alicarnasso (op.cit,I,22,2) :
“Coloro
che presso gli etruschi celebravano i misteri in onore dei Curati e dei Grandi
Dei erano chiamati Cadmiloi e che
allo stesso modo presso i romani quelli che aiutavano in questi riti sono
chiamati Camilli.”
Camillo
(Camillus in latino, Kamil
nella lingua di altre nazioni) deriva dal greco
KadmiloV (Kadmilos)
ed era il nome del padre dei Grandi Dei (detti anche Cabiri o Kabeiroi)
venerati in particolar modo nel santuario dell'isola greca Samotracia.
Visto che a Roma gli aiutanti dei sacerdoti
furono chiamati Camilli, ho ipotizzato: Camilli > Camilliano >
Camigliano.
Non mi
dispiaceva l’evoluzione della parola… ma... che ci fosse un collegamento tra
il mio paese e questi “aiutanti” dei sacerdoti nei riti pagani
mi sembrava proprio strano.
Un
po’ di geografia
 |
Quanti
comuni o frazioni esistono in Italia con il nome di Camigliano?
Ho
trovato un comune in provincia di
Caserta che confina a nord col monte Maggiore e a sud con la pianura
attraversata dal Volturno, è stato feudo dei Fieramosca e lì si trova la
grotta di S.Michele.
(foto a destra:l'ingresso)
|

|
Ci
sono anche 3 frazioni:
Camigliano
di Capannori,(LU), ai piedi dell’Altipiano delle Pizzorne;
Camigliano
di Montalcino (SI) situato in zona collinare che sovrasta le valli d’Ombrone e
d’Orcia;
Camigliano
di Pietrapaola, che si trova in provincia
di Cosenza.
A
Tarsia (CS) nel Casale di Camigliano, fu
costruita l’Abbazia di S.Maria di Camigliano, documentata già nel 1083; nel 1277
viene citata come Ecclesia S.Mariae de Camiliano.
Hanno
qualcosa in comune, a parte il nome?
Anticamente,
sia Camigliano di Capannori che quello di Montalcino si chiamavano Camugliano.
Troviamo
anche la località Camugliano che col
vicino comune di Ponsacco (PI), formò,
in passato, il Marchesato di Camugliano e Ponsacco. A
Tavernelle Val di Pesa (FI) esisteva un casale (gruppo di poche case) chiamato
Camugliano o Camugnano.
Nell’appennino, al confine
tra Toscana ed Emilia si trova
Camugnano (BO) che anticamente faceva Camugliano
o Ca Mugliano. *(In fondo alla pagina è possibile
leggere una nota della Pro Loco di Camugnano sull'origine del nome).
|
Aggiornamento 2008:
Considerando il
fatto che in un documento del XVI secolo ho trovato scritto "Comune di
Camiliano", in riferimento a Camigliano (Lucca) ho cercato anche
i toponimi di Camiliano.
Ad Ancona, nel
comune di Acervia esiste un monte chiamato Sant'Angelo. Anticamente quel
monte si chiamava Camiliano ed ospitava un' Abbazia Benedettina che già nel
1024 era un importante luogo di culto, ed aveva dedicato la chiesa
(restaurata e riaperta nel 2007) a
San Michele Arcangelo, proprio come Camigliano di Lucca.
Qualche data storica
Camigliano / Camugliano (LU)
La sua
chiesa di S.Michele
nel 1071 apparteneva al Capitolo
di Lucca. Il vescovo di Lucca
reclamava contro il Conte Guido della Gherardesca alcuni effetti situati nei
confini di Camugliano (1017),
però potrebbe trattarsi anche del Camugliano di Ponsacco (PI).
Nel
1260 Camigliano
apparteneva al piviere di Segromigno, nel 1411 contava 80 residenti.
In una pergamena del 1263 (A.S.Lu) si legge Camillianum.
Camigliano / Camugliano (SI)
E' di origine antichissima,
infatti vi è stata rinvenuta una tomba etrusca a fossa, con quattro sepolture.
Nel Novembre del
948 l’Abate Devoto dell’Abazia
di S.Antimo in Castelnuovo dette” beni a livello” a
Camugliano, nel contado senese.
Nel
1209
Camigliano dovette pagare a Siena 200 Lire. Nel
1212
il Console del Castello di Camigliano
giurò fedeltà a Siena.. Anticamente era chiamato
Camillianum
Camigliano (CE)
Si trova tra due
importanti centri del mondo antico: Cales (Calvi Vecchia) e la vecchia Capua
(Santa Maria Capua Vetere). In queste città nel IV secolo a.C. cominciò la
dominazione di Roma. Insediamenti
romani sono documentati dal
59 a
.C.
La formazione
dell’attuale borgo viene datata intorno alla metà del XII sec..
Tra i nomi propri degli
abitanti attuali spicca ancora oggi soprattutto
il nome: Camillo.
Quando Ruggero il Normanno, re di Napoli e di Sicilia, assediò e distrusse Capua
(1140), alcune famiglie fuggite
dall’assedio fondarono
Camigliano
A parere dell'autore del libro "Storia delle due Sicilie
dall'antichità più remota al 1789",Nicola Corcia, il toponimo
deriverebbe da Villa Camilliana, già ricordata da Plinio il giovane-
Camugliano
(PI)
In un’enfiteusi istituita nel
980
da Guido, vescovo di Lucca, a favore
del figlio di Farolfo, Teudegrimo, cui cedette la metà dei beni
della Pieve di S.Gervaso e
dei tributi che dovevano i popolani di quel piviere e di altre vicine popolazioni. In
quella enfiteusi è annotata
anche la villa di
Camugliano.
Camugnano / Camugliano (BO)*(nota a fondo
pagina)
E’ di origine antica, è stato
possedimento dell’Esarcato di Ravenna e dei Longobardi. Vi dominò Matilde di
Canossa (1046-1115).
A causa della sua posizione strategica fu oggetto di aspre
contese, nel Medioevo, tra Pistoia
e Bologna.
|
I
castelli
Tutti
i paesi o comuni dal nome Camigliano o Camugliano si trovano in posizioni
strategiche, in zone abitate da tempi molto lontani. Quasi tutti hanno avuto il
loro castello.
Ma
Camigliano (San Michele) di Capannori
?
Per
quanto riguarda la posizione strategica si potrebbe supporre che avesse una
funzione di controllo su una diramazione (Firenze-Lucca?, II sec.d.C.)
della via romana Cassia che passava da Gragnano e Segromigno. Nella vicina Pieve
di Segromigno si trova una colonna di granito di epoca romana e nelle vicinanze,
in località Castellaccio, sono stati rinvenuti grossi frammenti di tegole
romane.
E’
possibile escludere la presenza di un antico castello dove si trova l’attuale
villa Torrigiani
o nelle vicinanze della villa
Bruguier?
Nella
zona dove è situata villa Bruguier (già Guinigi) sono stati ritrovati reperti
preistorici, romani e medioevali
Consideriamo
che sappiamo molto poco di quello che è successo prima del 900, e che le pietre
di eventuali ruderi di un castello potrebbero essere state utilizzate per la
costruzione di altri edifici.
In
una frazione del comune di Camugnano, già Camugliano,(BO)*(nota
a fondo pagina)
di nome
Stagno troviamo la chiesa di S.Michele Arcangelo
che viene ricordata in una pergamena del 1131. La chiesa viene descritta
come inserita in un castello preesistente e si presume che fosse antecedente di
alcuni secoli l’anno 1.000.
Nella
frazione di “Mogne” si trovava una chiesa (distrutta nel 1400) dedicata a
S.Michele, anch’essa posta all’interno di un castello.
A
Camugliano (PI), a tre km. da Ponsacco, sorgeva un castello su una collina
rotonda, ancor oggi chiamata “il castello”. Le prime notizie sul castello
(distrutto nel 1345) risalgono al
1072.
Alcuni
storici ipotizzano l’esistenza di un secondo castello.
Camigliano,
(Montalcino, SI) dotato di una cinta
muraria, raggiunse lo status di Comune.
Quando,
nel 1317, il castello di Camigliano fu comprato dalla Repubblica di Siena, venne
aggiunta una gazza bianca e nera nello stemma.
Uno dei "Terzi" in cui era suddivisa Siena si
chiamava Camollia (o Camullia), ed una leggenda vuole che tale toponimo derivi da Camolio o
Camillo, uno dei due condottieri mandati da Romolo per uccidere Senio ed Aschio,
figli di Remo.
Il toponimo S.Pietro in Camollia si legge già in un
documento del 998.
Una delle contrade che nacque a Camollia è quella
della giraffa che ebbe,
all'inizio,
i colori rosso e blu
nello stemma, poi quelli di
bianco e rosso. Caso strano, fu quando, nel 1717, venne aggiunta nello stemma,
la figura un animale che assomigliasse molto più ad un cammello che non ad una
giraffa.
Arrivano
i cammelli
|
 |
(Cartello segnaletico di Camigliano, Montalcino-SI) |
Le
prime notizie del castello di Camigliano, comune di Montalcino (SI), si
riferiscono ad un nucleo abitativo insediatosi intorno all’anno
1000 in
località Castelvecchio.
Risulta
probabile che l’odierna Camigliano sia stata edificata nell’attuale
posizione da Camillo, proprietario
del Castelvecchio e di una tenuta che arrivava fino al fiume Orcia.
Tale
Camillo doveva il suo nome all’antica Famiglia
dei Camilli e, da questa famiglia, Camigliano trasse il suo stemma, dove è
raffigurato un cammello su sfondo
azzurro.
Perchè
un cammello si trova raffigurato in uno stemma di un paese della Toscana?
Per
associazione di idee viene in mente l’Egitto
e guardando indietro nel tempo i faraoni, le piramidi e le divinità Iside
e Osiride.
Spostandoci
a sud di Roma, verso Caserta e precisamente a Camigliano, entrando in Comune
avremmo la possibilità di vedere lo stemma con raffigurato un cammello
su sfondo azzurro.
Chissà
in quanti si saranno chiesti il significato di quella presenza.
Due
paesi così distanti, con lo stesso nome, hanno il solito
simbolo nello stemma, uno era
dominato dalla famiglia dei Camilli e
nell’altro il nome, oggi più diffuso
è
Camillo.
Il
nome comune “camillo” ricorda i riti pagani, e il cammello l’Egitto con
la Dea
Iside.
Durante
l’impero di Diocleziano (285-305 d.C.) le classi sociali subirono una profonda
trasformazione.
I
lavoratori furono organizzati in corporazioni professionali ereditarie, i
contadini furono obbligati a tramandare il lavoro di padre in figlio.
E’
in questo periodo che potrebbe essere nata la corporazione dei camilli
con il simbolo del cammello;
questo
animale che potrebbe essere stato introdotto a Roma dai sacerdoti stessi, (nel
II secolo i cammelli erano presenti a Ostia poiché durante scavi archeologici
sono state ritrovate ossa di cammello).
Nel "Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da
San Pietro sino ai nostri giorni" di Gaetano Moroni si afferma che Pannacchio,
della famiglia dei Camilli nacque nel 370, divenne senatore romano, poi
prete e santoSi
può ipotizzare che a nord di Roma il nome "Camigliano" si
trasformò in "Camugliano" (c'è poca differenza grafica tra la i e la u) e
che in seguito,
forse durante il dominio di
Matilde
di Canossa, due
di questi paesi, Camigliano di Capannori (LU) e Camigliano di Montalcino (SI)
ripresero il nome originale.
Resta
comunque da capire quale potrebbe essere la relazione tra i camilli e il nome “Camigliano”.
Bisognerebbe
tornare a Roma, indietro nel tempo, fino a quando i culti pagani erano ancora
permessi.
Altri cammelli
La
curiosità di vedere se c’erano altri cammelli
in giro mi ha portato in un piccolo Comune di Isernia.
Sant’Elena
Sannita; il Comune ha uno stemma con il cammello
su sfondo azzurro e nel pulpito della chiesa parrocchiale è scolpito un cammello. Il santo patrono è
S.Michele Arcangelo
Sul
territorio sono stati rinvenuti reperti dell’epoca romana e l’origine del
comune si fa risalire al XII sec.
E,
sorpresa: … anticamente si chiamava Cameli!
|
 |
Una
delle interpretazioni che sono state fatte sull’origine del nome è che i suoi
abitanti erano considerati cammelli
= uomini stupidi, si potrebbe, quindi, collegare quindi la parola CAMELI con
CAMMELLI, ma a me sembra poco credibile, meglio forse:
Camilli
> Camili > Cameli
I cammelli (o dromedari) sono presenti anche negli stemmi
di alcune famiglie nobiliari.
Per adesso quelli che ho trovato o che mi sono
stati gentilmente segnalati sono:
- Mantova
nello stemma della famiglia nobiliare Gobio è rappresentato
un dromedario passante simile a quello di Camigliano, su sfondo azzurro e su un terreno
verde. L'origine della famiglia è ligure ma aagli inizi del sec. XIII si
trasferì a mantova.
- Novara??
La famiglia Boca ha un cammello sdraiato raffigurato nello
stemma.
- Comune di Camugnano
(BO).
nella frazione di Bargi esiste un antico edificio chiamato Casa
Comelli ed ha come stemma un cammello. L'edificio e' del '700
e quindi non molto antico.
- Comune di Azzone (BG).
nel portale di un abitazione della famiglia Santi si trova
uno stemma raffigurante un cammello.
- Comune di Villa Lagarina (TN)
la sede del comune di VILLA LAGARINA si trova in un edificio
chiamato casa Scrinzi. Quell'edificio era di proprietà della famiglia CAMELLI
e nello stemma all'entrata figura un cammello.
- Comune di Pietracamela (TE)
- Comune di Rivello (PZ)
tra i monumenti si trova Palazzo Megale (origini anno 1000) e
sul portale si trovava lo stemma della famiglia, una stella filante, un
dromedario e una corona.
In Toscana tra le famiglie nobili che hanno un cammello nello
stemma ho trovato:
Ciabilli di Firenze, Bicchierai, un ramo di
Firenze e Livorno e l'altro di Pisa, Del Cammello, di Firenze,
Cammelli di Pistoia.
Il cammello come simbolo
Il cammello si presta a interpretazioni simboliche
contrastanti. Si potrebbe ricordare quando il diavolo prese la forma del
cammello per indurre a tentazione S. Macario, ma anche gli scritti di S.
Agostino (354-430) che invece citano il cammello come simbolo del Cristo per
l'umiltà con cui porta il proprio fardello. Da altri, per il tipo di portamento
dell'animale, viene considerato come simbolo di presunzione, da altri ancora,
per la capacità di inginocchiarsi, come simbolo di umiltà. (questo potrebbe
essere il caso del cammello presente nello stemma dei Borromeo). Per alcuni
rappresenta l'Asia e a tal proposito c'è chi ipotizza che l'origine del cammello
sullo stemma di Camigliano (SI) sia dovuta a papa Pio II° dei Piccolomini per i
possedimenti di Costantinopoli.
San
Michele
S.Michele
è anche il patrono dei Longobardi.
Quando,
nel 570, i Longobardi arrivarono a Lucca erano pagani ed in parte
cristiano-ariani.
Le
chiese che costruivano questi ultimi erano dedicate a San
Michele.
Quando
i pagani si convertirono al cristianesimo dedicarono le loro chiese a San
Martino o a San Quirico. Durante il IX secolo i Longobardi continuarono a
costruire monasteri e chiese, molti di loro diventarono vescovi.
(foto a destra: Chiesa di Camigliano (LU) dedicata a San
Michele Arcangelo)
|
.JPG) |
Il culto alla Dea Iside
A Roma ho fatto il servizio militare e chissà quante volte sono passato
davanti alla chiesa di S.Stefano del Cacco, in Piazza del Collegio Romano che
nel Medioevo era chiamata Piazza di Camigliano.
Chi avrebbe immaginato che nel
43 a
.C., al posto di quella chiesa ci fosse il più importante tempio del culto
egizio in Roma?
Fu distrutto da Tiberio, ricostruito da Caligola, e dopo l’incendio
dell’80 d.C. costruito nuovamente da Domiziano e Alessandro Severo.
Il culto di Iside ha origini molto antiche ma è con l’avvento della
dinastia tolemaica (
323 a
.C.) che si diffuse in tutto il Mediterraneo.
A Roma ebbe grande successo, i sacerdoti, infatti venivano direttamente
dall’Egitto.
I rapporti,
però, con il potere imperiale non erano sempre tranquilli.
Dopo l’editto di Costantino (313 d.C.) i cristiani cominciarono a
perseguitare le altre religioni.
Con l’editto di Tessalonica (380 d.C.), Teodosio dichiarò il
cristianesimo religione di stato, proibendo tutti gli altri culti.
I templi furono distrutti, le statue abbattute e i sacerdoti e i fedeli
processati dall’autorità.
Alcune statue di sacerdoti egizi sono oggi conservate al Museo
capitolino.
All’angolo tra via Piè di
Marmo e Via S.Stefano del Cacco è possibile osservare un grande piede di marmo
(rinvenuto nel XVI sec.) che appartenne ad una statua del tempio di Iside.
In quel punto si trovava anche un arco che segnava l’uscita del tempio
: l’ Arco di Camigliano.
La parola "Camigliano" è menzionata anche in un documento anonimo del 1358 che
parla della vita di Cola di Rienzo e di Roma. (...Nella contrada de Camigliano... ...)
-Camigliano (Capannori Lucca)
-Arco di Camigliano (Roma)
Mi
sono ritrovato al punto di partenza, come spesso capita a chi si inoltra in
sentieri che non
conosce
Riepilogando
I Comuni
e i paesi con il toponimo Camigliano hanno, parzialmente, alcuni elementi che li
accomunano:
-
S.Michele
-
I Castelli
-
Lo stemma col cammello
-
Il vecchio nome “ Camugliano”
-
La parola “ Camilli”
inoltre si trovavano tutti situati in località
dominate in passato dagli etruschi.
La parola "Camigliano" potrebbe derivare dal nome
proprio Camillo (Camillus-Kadmilos-
KadmiloV)
oppure dal nome comune camilli (cadmiloi, per gli etruschi) che
potrebbe aver dato origine alla Famiglia dei camilli.
Io provo
a spezzare una lancia a favore dei “camilli” con la “c” minuscola.
La ricerca continua ... intanto sento il bisogno di mangiare
un panino e perché no, di bere un bicchiere di buon vino. Vediamo cosa riesco a
trovare nella mia cantinetta: un rosso "Camilliano" imbottigliato a Camigliano (LU)
e un altro rosso " Rosso di Montalcino" imbottigliato a Camigliano (SI) che ha
addirittura l'etichetta con la stampa del sigillo di Camigliano dove spicca un
bel cammello rosso. Peccato che non ho un vino imbottigliato a Camigliano (CE)
anche se so che ce ne sono di buoni. Ottima occasione per farne ricerca.
*
Ottobre
2010 -
Ringraziamo
il prof.
Jacopo De Grossi Mazzorin
dell' Università degli Studi di Lecce - Dipartimento di Beni Culturali -
che molto gentilmente ci ha
inviato informazioni molto interessanti.
Quanto scritto sotto è solo uno
stralcio della ricerca del prof.Jacopo
De Grossi Mazzorin; per chi
la volesse visionare interamente
può consultare il libro "Archaeozoological
studies in honour of Alfredo Riedel"
alle pp. 231- 242 (Bolzano 2006)
Cammelli in Italia
Venendo
all’Italia, la prima segnalazione di ossa di camelide, una
falange, si ha nei livelli augustei di un accampamento
militare a Bedriacum nei pressi di Calvatone, in Lombardia (Wilkens
1990; 1997) e altre due, sempre del periodo romano
imperiale, rispettivamente ad Aquileia (Riedel 1994b) ed
Ostia (McKinnon 2002). Altri resti, identificati come
dromedari, provengono da S. Giacomo degli Schiavoni, in
Molise, dove il riempimento di una cisterna databile alla
metà del V secolo ha restituito un frammento di scapola di
probabile dromedario (Albarella et alii 1993) e da Verona
nei livelli dell’area del “Tribunale”, databili al VI-VII
secolo, da cui proviene una terminazione distale di radio (Riedel
1994c). Di recente sono stati identificati altri resti di
camelidi provenienti da diversi contesti urbani e suburbani
di Roma (De Grossi Mazzorin, Minniti 2001). Una falange è
stata rinvenuta alla Crypta Balbi in un deposito di VII
secolo.
L’attestazione di entrambe le specie a Roma in questo
periodo è giustificabile anche da un punto di vista storico.
La presenza del dromedario potrebbe trovare una ragione nei
frequenti scambi commerciali con l’Africa settentrionale e
il Levante, come testimonia la massiccia importazione di
ceramica da queste regioni tra i materiali della Crypta
Balbi. Il cammello battriano, che abita le regioni più
interne dell’Asia invece poteva essere giunto a Roma a
seguito dei contatti commerciali con Bisanzio; non bisogna
infatti dimenticare che dal VI all’inizio dell’VIII secolo
Roma è governata per conto dei bizantini da un duca o
governatore militare dipendente dall’esarca di Ravenna.
Altri
frammenti di ossa di camelidi sono stati rinvenuti nel Foro
della Pace e nell’area adiacente alla tomba dei Valerii
sulla via Latina. Un documento medievale del prelato
Amsberto cita però tre cammelli donati a Esztergom nel 1189
dall’imperatore Federico Barbarossa al re Béla III (Bökönyi
1969:250).
La
distinzione sulle ossa tra il cammello battriano e il
dromedario è abbastanza complessa, in quanto si basa su
caratteristiche morfologiche e metriche che presentano ampi
margini di sovrapposizione (Steiger 1990). In particolare
dal Foro della Pace proviene un metapodio di individuo
adulto la cui estremità distale è stata segata forse per
l’utilizzazione della diafisi come materiale osseo da
lavorare.
Dalla
Tomba dei Valerii sulla via Latina proviene invece una
falange. A parte tali rinvenimenti archeologici non mancano
certo in Italia testimonianze iconografiche, tra l’altro ben
documentate e descritte in un lavoro di Schauenburg (Schauenburg
1955-1956).
Merita però in questa sede di essere ricordato
un importante rilievo, databile all’ultimo quarto del I
secolo a. C., con una raffigurazione di dromedario (Romanelli
1943-1945). Questo era un tempo murato nel cortile del
Palazzo Dragonetti de Torres a L’Aquila ed è ora conservato
presso il Museo Archeologico Nazionale di Chieti. Il
rilievo, forse proveniente da Amiternum o Peltuinum, doveva
far parte di un monumento funerario, forse di un membro
della famiglia dei Peticii (Tchernia 1992:298-300, 1997;
Gianfrotta 1989) . Il dromedario qui rappresenterebbe un
chiaro segno dei commerci di vino verso l’Oriente della
famiglia Peticia e della sua utilizzazione come animale da
soma per commerci a lunga distanza (de RoManis 1996).
Un’altra raffigurazione di questo animale come bestia da
soma si ha in uno dei fregi della casa di Livia sul Palatino
(fRova 1961: 386, fi g. 356), mentre il suo impiego
militare, sempre come animale da carico, è invece
documentato sul lato nord dell’arco di Costantino. Infatti
nel fregio della profectio di Costantino da Milano si può
vedere un cammello, carico di un pacco, in marcia con le
truppe (l’oRange, von geRkan 1939).
Non
bisogna infi ne dimenticare l’uso occasionale dei cammelli
nei giochi del circo. Toynbee (toynbee 1973) dà alcuni
esempi dai regni di Claudio, Nerone ed Eliogabalo, tra cui
le corse contro i cavalli (Suetonius, Nero, 2; Dio Cassius
LX,7; Geoponica XVI, 22). Benché i suoi resti non siano
stati rinvenuti tra il materiale faunistico proveniente dal
Colosseo12, un mosaico rinvenuto sull’Aventino mostra una
scena del circo in cui un uomo sopra un cammello conduce un
leone al guinzaglio (blake 1936: pl. 42, fi g. 2). È
interessante notare come in Italia la maggior parte delle
testimonianze archeologiche siano tuttavia riferibili ad un
arco cronologico che si colloca tra la fine dell’Impero
Romano d’Occidente e l’alto Medioevo. Con il VII secolo
abbiamo infatti le ultime segnalazioni di resti ossei di
camelidi tuttavia le testimonianze storiche continuano di
tanto in tanto a segnalare la presenza di questi animali
nella nostra penisola. La prima di queste riguarda una delle
crisi che subì il papato per la contesa del soglio pontifi
cio; Maurice Bourdin, un monaco cluniacense francese, poi
Vescovo di Coimbra ed Arcivescovo di Braga in Portogallo, fu
contapposto da Enrico V come antipapa, col nome di Gregorio
VIII, prima a Gelasio II e successivamente a Callisto II.
Dopo alterne vicende questi fu assediato a Sutri
dall’esercito pontificio capitanato dal cardinale Giovanni
da Crema e qui catturato e consegnato dagli abitanti nelle
mani del Pontefice (1121). Le cronache riportano che Bourdin
fu usato come barbaro ornamento al trionfo del suo rivale.
Messo a cavalcioni a rovescio su un cammello, con la coda
dell’animale tra le mani e il corpo ricoperto di pelli
caprine, fu messo a seguire il vincitore per le vie di Roma;
condannato poi a perpetuo esilio, venne inviato prima nel
convento Benedettino di Cava dei Tirreni per espiare le sue
colpe e poi rinchiuso nella Rocca di Fumone, ove l’infelice
morì e venne sepolto nel 1124. Qui di seguito sono riportate
le parole di Ferdinando Gregorovius e di Giovanni Villani
che così ricostruiscono l’evento:“I
mercenari di Giovanni di Crema trattarono il prigioniero con
selvaggia brutalità, ed entrando a Roma, il papa abusò di
una vittoria tutt’altro che gloriosa facendosi precedere a
mo’ di grottesca staffetta dall’arcivescovo di Braga.
Coperto da una villosa pelle di caprone e posto a cavalcioni
del cammello che trasportava gli attrezzi da cucina del papa
dalla parte della coda. Gregorio VIII fu condotto per la
città sotto una tempesta di frustate e di pietre come una
bestia feroce, poi incarcerato nel Septizonium e quindi
condannato all’esilio perpetuo.” (Gregorovius, Storia di
Roma nel Medio Evo, VIII, cap. II,2)
“Sentendo
la sua venuta Bordino, il papa ch’avea fatto Arrigo
imperadore, per paura si fuggì di Roma a Sutri; ma per gli
Romani fu in Sutri assediato e preso, e menato a Roma in
diligione in su uno cammello col viso volto addietro a la
groppa, e legatagli in mano la coda del cammello, e misollo
in pregione nella rocca di Fummone in Campagna, e ivi morìo.”
(Giovanni Villani, Nuova Cronica, Tomo Primo, V, XXVII) Al
di là del fatto storico più o meno curioso, è interessante
notare come al seguito del Papa Callisto II vi fosse un
cammello utilizzato come bestia da soma per trasportare gli
utensili da cucina. D’altra parte, come riporta il monaco
benedettino Goffredo Malaterra nel suo De rebus gestis
Rogerii Calabriae et Siciliae comitis, alcuni anni prima,
dopo la battaglia di Cerami (1063), il conte Ruggero I di
Sicilia aveva inviato al papa Alessandro II il suo nunzio
Meledio per ragguagliarlo della vittoria e per consegnargli
quattro cammelli, tratti dal bottino di guerra. Il pontefice
avrebbe risposto all’omaggio con l’invio un Vessillo papale,
raffigurante un’icona bizantina del secolo VIII, e con la
benedizione e l’indulgenza per i combattenti cristiani.
L’utilizzazione dei cammelli non doveva quindi essere un
fatto insolito a quel tempo. Infatti anni dopo, il 12 agosto
1086, Ruggero d’Altavilla il Normanno, dopo 25 anni
festeggiava a Messina, da dove era partito nel 1061, la
vittoria riportata sui Saraceni e il suo trionfo veniva
celebrato per le vie della città. Al corteo, come riporta
Salvino Greco nella sua “Storia di Messina”: “partecipavano
sia il clero che le autorità, tutti in abiti sontuosi,
ordinati in una lunga processione, recando croci, urne e
gonfaloni. In testa al corteo sfilava un’imponente ed
elegante statua di donna a cavallo, ricavata da cartapesta,
pettinata e adorna come una gran dama.
Essa rappresentava la
Vergine Maria nel momento in cui, come scrisse Jean Houel
nel suo Viaggio in Sicilia e Malta, faceva il suo ingresso
in paradiso. Dietro a questa statua veniva il clero, poi il
seguito nobiliare e militare col Conte in testa, a cavallo
di uno stupendo cammello e circondato dai suoi uomini che
intonavano inni di guerra in alternanza a canti religiosi”.
Nasce proprio dal cammello, e ancora questo rito è parte
attiva del mezzagosto messinese, una festa detta“du
Camiddu”, nella quale un simulacro di Cammello, scortato da
due uomini di bottega in bottega, rubava per mano di costoro
quanto più poteva degli oggetti messi in mostra. Sempre a
Messina, nel mese di agosto, vengono fatti sfilare per le
vie della città due enormi statue di cartapesta alte circa
10 metri di due giganti a cavallo (“u giganti e a gigantissa”)
Mata e Grifone. Alcune leggende parlano di Mata e Grifone,
come i fondatori della città, altre, più vicine alla realtà,
parlano dei giganti come la raffigurazione di due
prigionieri: il principe mussulmano Grifone e sua moglie
Mata, obbligati a sfilare nel trionfo di Ruggero per le vie
cittadine. I prigionieri a cavallo e il conte stesso, come
si è detto, in groppa ad un cammello (da qui la tradizione
di far precedere le statue dei giganti da un cammello
finto). Questo fatto trova poi riscontro nelle numerose
rappresentazioni di“U camiddu e l’omu
sabbaggiu” (il cammello e l’uomo selvaggio “o saraceno”) che
si replicano ancor’oggi in numerosi paesi della costa ionica
tra Messina e Taormina. Recenti ricerche dimostrano tuttavia
l’esistenza di simili tradizioni anche sulla riviera ionica
calabrese in cui, nel corso dei secoli, l’impresa di Ruggero
è stata trasfigurata in forma di “pantomima” nella quale si
sono fusi i due elementi della leggenda: il cammello
dominato dal Conte Ruggero e l’omu sabbaggiu (guerriero
saraceno) sconfitto sul campo dal cavaliere normanno.
Infine, molto particolare è la katabba di Monforte S.
Giorgio, un paesino sui monti Peloritani in cui, per venti
giorni (dal 17 gennaio al 5 febbraio), alle sei del mattino
e alle sette di sera risuona nella valle la tammuriniata e
la campanata di Sant’Agata, con 25 ritmi diversi (in passato
molti di più), che rappresentano l’arrivo del messaggero
annunciante l’arrivo degli Altavilla, il trotto dei cavalli
e il passo felpato del cammello su cui, secondo la leggenda,
avanzava Ruggero e la fuga dei Saraceni.
Una
discreta presenza di cammelli è segnalata sin dal 1622 a San
Rossore, vicino a Pisa (Masseti 2003:237-240). I primi
cammelli furono infatti introdotti proprio allora nella
tenuta da parte di Ferdinando II De Medici che li aveva
ricevuti in dono dal bey di Tunisi (Cochi 1858; Simoni
1910). Circa quarant’anni dopo, nel 1683, altri cammelli
giunsero come bottino di guerra a seguito della battaglia di
Vienna contro i Turchi. La vittoria delle truppe cristiane,
comandate dal re di Polonia Giovanni III Sobieski, permise
agli austriaci (dopo la conquista di Buda) di impadronirsi
di tutta l’Ungheria. In questo Paese i turchi avevano giá
portato un certo numero di cammelli, la cui testimonianza
archeologica è data, appunto dai rinvenimenti di ossa nei
castelli di Diósgyör, un avamposto settentrionale
dell’Impero Ottomano (Bökönyi 1974:228; Bartosiewicz 1996:
449), a Buda (Bökönyi 1969:251; Bartosiewicz 1996: 449) e in
un fortino ligneo a Szekszárd/Palánk (Bartosiewicz 1995;
1996: 449). Fu proprio in quegli anni, nel 1692, che i
Medici tentarono di impiantare un allevamento di cammelli
nella fattoria di Panna, nel Mugello (Asf, Reali
Possessioni, Negozi, f. XXI, ins. 91; Simoni 1910). Nel 1738
il principe Marco di Craon fece acquistare in Tunisia altri
sei dromedari per rinsanguare la razza dei cammelli di San
Rossore (Maccabruni 1997) che, nello stesso secolo, giunsero
a superare i 200 individui (Simoni 1910; Mineccia 2002).
Questi animali furono utilizzati come bestie da lavoro, per
il trasporto delle merci e, una volta inabili al lavoro,
probabilmente anche per la carne (Masseti 2003: 239). Altri
(per lo più individui vecchi) furono 241 venduti nei primi
dell’Ottocento a privati, soprattutto nel Ducato di Parma (Masseti
2003: 239-240). Ancora alle soglie del Novecento vivevano
nella tenuta di San Rossore un centinaio di dromedari, di
cui molti furono uccisi durante la Secondo Conflitto
Mondiale e solo nell’immediato dopoguerra ne furono
acquistati degli altri in Libia (Fascetti 1991; Masseti
2003: 240). L’ultimo dromedario di san Rossore è deceduto
nel 1976.
Sito |
Regione |
Datazione |
Bibliografia |
Aquileia |
Italia sett. (Friuli) |
eta romana
imperiale |
Riedel
1994b |
Verona |
Italia sett. (Veneto) |
VI-VII secolo |
Riedel
1994c |
Roma“Crypta
Balbi” |
Italia centr. (Lazio) |
VII secolo |
De Grossi
Mazzorin, Minniti
2001 |
Roma “via
Latina” |
Italia centr. (Lazio) |
II-III secolo |
De Grossi Mazzorin
et alii
(c. s.) |
Roma “Foro
della Pace” |
Italia centr. (Lazio) |
V-VI secolo |
De Grossi Mazzorin
et alii
(c. s.) |
Ostia |
Italia centr. (Lazio) |
II secolo |
McKinnon
2002 |
S. Giacomo degli Schiavoni |
Italia centr. (Molise) |
V secolo |
Albarella
et alii
199 |
|
*
Marzo 2010 -
Ringraziamo il sig. Gualtiero Ghezzi che ci ha inviato la seguente
e-mail
Buongiorno.
Gentili signori, alla ricerca sul perché
di un simbolo tanto particolare nel sigillo del borgo di
Camigliano ( SI ), dove lavoro, mi sono
imbattuto nella vostra ricerca che ho trovato molto
interessante. Volevo quindi capire da voi se ritenete che,
in ultima analisi, lo stemma col cammello sia da attribuire
alla corporazione dei camilli.Se fosse attendibile l'ipotesi
stemma - camilli non troverei particolarmente strana la
successiva trasformazione in Camigliano, in quanto potrebbe
esserci una spiegazione di questo tipo: i camilli
hanno dato origine alla corporazione, un gruppo di essi ha
creato il nuovo insediamento a nord di Roma ( con percorsi
diretti non siamo a più di 120 km ), e da allora in poi
l'insediamento, di epoca alto - medievale ( ante anno 1000 )
si è portato appresso stemma e toponimo. Mi dite che ne
pensate?
Cordialmente.
|
*
Ottobre 2006
- NOTA DELLA PRO-LOCO DI CAMUGNANO (BO)
Ringrazio la
signora Paola Campori della Pro-Loco di Camugnano che mi ha mandato la seguente
e- mail:
Sono della Pro Loco di Camugnano (Bo)
citata nelle pagine dedicate all'oggetto; ho letto con interesse la
ricostruzione delle possibili origini dei nomi.
Per quanto riguarda Camugnano, da
fonti certe, vi posso dire che le possibilita' avanzate in alcuni
testi dell'origine del nome di Camugnano che sembrava una
deformazione di Camugliano sono risultate errate.
Da un nostro storico-ricercatore e'
emerso che Camugnano deriva, senza alcun dubbio, dai proprietari
terrieri della colonizzazione romana come segue: Camonius (nome del
proprietario) - Fundus Camunianus (podere di Camunio) - Camunianus e
infine Camugnano.
Che Camugnano e frazioni fossero
territori appartenuti ai Longobardi e' vero ed anche le chiese
nominate a S. Michele Arcangelo di Stagno e delle Mogne.
C'e' inoltre, riguardo ai cammelli
una annotazione che volevo fare se vi interessa e cioe', in una
frazione chiamata Bargi esiste un antico edificio chiamato Casa
Comelli ed ha come stemma un cammello, questo edificio e' comunque
del '700 non antichissimo.
Se avete bisogno di altre info
fatemi sapere.
Saluti.
Paola Campori
Senza mettere
in discussione le ricerche dello storico che di certo è più
competente di me in materia, mi risulta che Camugnano nel 1378
risulta in un elenco col nome di Camugliano. In quel periodo
Camugnano dipendeva dalla Pieve di Guzzano.
(vedi:"Le
chiese parrocchiali della diocesi di Bologna" ed.1844).
Piero
Tambellini |
aggiornamento del 2007 su
Camigliano (Lucca):
- anno 1058 in un documento è scritto Camilliano
- 31Maggio 1137 - in un
documento è scritto Camilliano
- 1366 -
su una pergamena ho trovato scritto una
volta Camigliano di
Subgromineo e un'altra Camugliano di Subgromineo.
Subgromineo, oggi Segromigno, è il nome antico della Pieve di cui faceva parte
Camigliano
- 1367 - in una pergamena si trova scritto Camilliano
- sec.XVI
- in un terrilogio si trova Camiliano
Bibliografia
Libri consultati:
Dizionario
Geografico Fisico Storico
della Toscana .......
di Emanuele Repetti
Vie
Romane e medioevali
nel
territorio lucchese ................
di C.Sardi
Fra
oriente e occidente.........................................................
di Brancati
Capannori
..............................................................................
di Guglielmo Lera
Architettura
medioevale in
diocesi
di Lucca ......................
di Maria Teresa Filieri
Capannori
itinerari
Archeologici
..................................... di Marco Frilli
Toscana
Antica............................. ...................................... di Enzo Bernardini
Archaeozoological
studies in honour of Alfredo Riedel..
(pp. 231- 242
di Jacopo De Grossi Mazzorin)
Storia delle due
Sicilie dall'antichità più remota al 1789"...di ,Nicola Corcia
Siti Web
Siti
ufficiali dei Comuni
Siti
di storia
Siti
di carattere locale
|