CIRCOLO CULTURALE

PICCOLA   PENNA

ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

Torna a Home Page

Un cammello a Camigliano

Alla ricerca del toponimo “Camigliano”

a cura di Piero Tambellini

           

Premessa


Il titolo può sembrare bizzarro, eppure mi sono posto veramente il quesito di un collegamento tra il cammello (in realtà un camelus dromedarius - dromedario) e Camigliano.

Tutto è cominciato quando ho pensato di inserire nel sito di “Piccola Penna” una pagina web sulla storia di Camigliano. 

La prima questione che mi sono posto è stata quella di capire in che periodo è nato e da dove poteva derivare il nome “Camigliano”.

Credevo di potermela cavare consultando un paio di libri in biblioteca, … ma non avevo fatto i conti con i due cammelli.

Quello che segue è un misto di ipotesi e ricerca storica e non vuole essere la conclusione di un lavoro, che potrebbe contenere anche errori, non essendo esperto in materia, ma argomento di confronto, aperto  a tutte le osservazioni critiche.

Quello di cui sono certo è che l’ipotesi che tutti i paesi di nome Camigliano o Camugliano (antico nome di Camigliano) avessero una comune origine mi ha portato a riaprire vecchi libri di scuola, a cercarne di nuovi, a navigare in internet.

Probabilmente se avessi saputo che i toponimi che terminano per "ano" devono, in genere, il loro suffisso alla centuriazione romana in quanto tale suffisso prediale sta per "terra appartenente a ...". non avrei nemmeno cominciato la ricerca.

Per  il toponimo Camigliano,  la spiegazione non è però così semplice perché, come vedremo, esistono alcune interrelazioni  che potrebbero portare ad ipotesi alternative.


 

Latino


Prima indagine in biblioteca… …

Un autore ha messo di fianco alla parola “CAMIGLIANO” quella latina di “Camillus”, un altro quella di “Camilius”.

Sono andato a vedere i nomi dei romani (loro erano un po’ più complicati di noi – praenomina-nomina-cognomina e nomen) e ho trovato sotto nomina: Camillius e Camilius e sotto cognomina: Camillus.

Il cammello (Camelus) non  è ancora arrivato, ma visto che spuntano le prime parole in latino…

Anche declinando “Camelus” restiamo distanti dalla parola “Camigliano”.

La prima famiglia “Camillo” di cui si ha notizia è quella di Marco Furio Camillo ( 403 a .C.).

Ho trovato interessante anche quanto scritto da Dionigi di Alicarnasso (op.cit,I,22,2) :

Coloro che presso gli etruschi celebravano i misteri in onore dei Curati e dei Grandi Dei erano chiamati Cadmiloi e che allo stesso modo presso i romani quelli che aiutavano in questi riti sono chiamati Camilli.”

Camillo (Camillus in latino, Kamil nella lingua di altre nazioni) deriva dal greco KadmiloV (Kadmilos) ed era il nome del padre dei Grandi Dei (detti anche Cabiri o Kabeiroi) venerati in particolar modo  nel santuario dell'isola greca Samotracia.

Visto che a Roma gli aiutanti dei sacerdoti furono chiamati Camilli, ho ipotizzato: Camilli > Camilliano > Camigliano.

Non mi dispiaceva l’evoluzione della parola… ma... che ci fosse un collegamento tra il mio paese e questi “aiutanti” dei sacerdoti nei riti pagani  mi sembrava proprio strano.

 


 

Un po’ di geografia


 

Quanti comuni o frazioni esistono in Italia con il nome di Camigliano?

 

Ho trovato un comune in provincia di Caserta che confina a nord col monte Maggiore e a sud con la pianura attraversata dal Volturno, è stato feudo dei Fieramosca e lì si trova la grotta di S.Michele.         (foto a destra:l'ingresso)

 

 

 

 

 

 

Ci sono anche 3 frazioni:

 

Camigliano di Capannori,(LU), ai piedi dell’Altipiano delle Pizzorne;

Camigliano di Montalcino (SI) situato in zona collinare che sovrasta le valli d’Ombrone e d’Orcia;

Camigliano di Pietrapaola, che si trova in  provincia di Cosenza.

A Tarsia (CS) nel Casale di Camigliano, fu costruita l’Abbazia di S.Maria di Camigliano, documentata già nel 1083; nel 1277 viene citata come Ecclesia S.Mariae de Camiliano.

Hanno qualcosa in comune, a parte il nome?

Anticamente, sia Camigliano di Capannori che quello di Montalcino si chiamavano Camugliano. Troviamo anche la località Camugliano che col vicino  comune di Ponsacco (PI), formò, in passato, il Marchesato di Camugliano e Ponsacco. A Tavernelle Val di Pesa (FI) esisteva un casale (gruppo di poche case) chiamato Camugliano o Camugnano.

Nell’appennino, al confine tra Toscana ed Emilia  si trova Camugnano (BO) che anticamente faceva Camugliano o Ca Mugliano. *(In fondo alla pagina è possibile leggere una nota della Pro Loco di Camugnano sull'origine del nome).

 

Aggiornamento 2008:

 

Considerando il fatto che in un documento del XVI secolo ho trovato scritto "Comune di Camiliano", in riferimento a Camigliano (Lucca) ho cercato anche i toponimi di Camiliano.

Ad Ancona, nel comune di Acervia esiste un monte chiamato Sant'Angelo. Anticamente quel monte si chiamava Camiliano ed ospitava un' Abbazia Benedettina che già nel 1024 era un importante luogo di culto, ed aveva  dedicato la chiesa (restaurata e riaperta nel 2007) a San Michele Arcangelo, proprio come Camigliano di Lucca.



Qualche data storica


Camigliano / Camugliano (LU)

         La sua chiesa di S.Michele nel 1071 apparteneva al Capitolo di Lucca.  Il vescovo di Lucca reclamava contro il Conte Guido della Gherardesca alcuni effetti situati nei confini di Camugliano (1017), però potrebbe trattarsi anche del Camugliano di Ponsacco (PI).

         Nel 1260 Camigliano apparteneva al piviere di Segromigno, nel 1411 contava 80 residenti.

         In una pergamena del 1263 (A.S.Lu) si legge Camillianum.

Camigliano / Camugliano (SI)

        E' di origine antichissima, infatti vi è stata rinvenuta una tomba etrusca a fossa, con quattro sepolture. Nel   Novembre del 948 l’Abate Devoto dell’Abazia  di S.Antimo in  Castelnuovo dette” beni a livello” a Camugliano, nel contado senese.

         Nel  1209 Camigliano dovette pagare a Siena 200 Lire. Nel 1212 il Console del Castello di Camigliano giurò fedeltà a Siena.. Anticamente era chiamato Camillianum

Camigliano (CE)

         Si trova tra due importanti centri del mondo antico: Cales (Calvi Vecchia) e la vecchia Capua    (Santa Maria Capua Vetere). In  queste città nel IV secolo a.C. cominciò la dominazione di Roma.  Insediamenti romani sono documentati dal 59 a .C.

         La formazione dell’attuale borgo viene datata intorno alla metà del XII sec..

         Tra i nomi propri degli abitanti attuali spicca ancora oggi soprattutto il nome: Camillo.                         

Quando Ruggero il Normanno, re di Napoli e di Sicilia, assediò e distrusse Capua (1140), alcune famiglie fuggite dall’assedio fondarono Camigliano

A parere dell'autore del libro "Storia delle due Sicilie dall'antichità più remota al 1789",Nicola Corcia,   il toponimo deriverebbe da Villa Camilliana, già ricordata da Plinio il giovane-

 

Camugliano      (PI)

 

In un’enfiteusi istituita nel 980 da Guido, vescovo di Lucca, a favore del figlio di Farolfo, Teudegrimo, cui cedette la metà dei beni  della Pieve di  S.Gervaso e dei tributi che dovevano i popolani di quel  piviere e di altre vicine popolazioni. In  quella enfiteusi  è annotata  anche la villa di Camugliano.

 

Camugnano / Camugliano (BO)*(nota a fondo pagina)

E’ di origine antica, è stato possedimento dell’Esarcato di Ravenna e dei Longobardi. Vi dominò Matilde di Canossa (1046-1115). A causa della sua  posizione strategica fu oggetto di aspre contese, nel Medioevo, tra Pistoia e Bologna.


 

I castelli  


Tutti i paesi o comuni dal nome Camigliano o Camugliano si trovano in posizioni strategiche, in zone abitate da tempi molto lontani. Quasi tutti hanno avuto il loro castello.

Ma Camigliano (San Michele) di Capannori ?

Per quanto riguarda la posizione strategica si potrebbe supporre che avesse una  funzione di controllo su una diramazione (Firenze-Lucca?, II sec.d.C.) della via romana Cassia che passava da Gragnano e Segromigno. Nella vicina Pieve di Segromigno si trova una colonna di granito di epoca romana e nelle vicinanze, in località Castellaccio, sono stati rinvenuti grossi frammenti di tegole romane.

E’ possibile escludere la presenza di un antico castello dove si trova l’attuale villa Torrigiani o nelle vicinanze della  villa Bruguier?

Nella zona dove è situata villa Bruguier (già Guinigi) sono stati ritrovati reperti preistorici, romani e medioevali

Consideriamo che sappiamo molto poco di quello che è successo prima del 900, e che le pietre di eventuali ruderi di un castello potrebbero essere state utilizzate per la costruzione di altri edifici.

 

In una frazione del comune di Camugnano, già Camugliano,(BO)*(nota a fondo pagina)  di nome Stagno troviamo la chiesa di S.Michele Arcangelo che viene ricordata in una pergamena del 1131. La chiesa viene descritta come inserita in un castello preesistente e si presume che fosse antecedente di alcuni secoli l’anno 1.000.

Nella frazione di “Mogne” si trovava una chiesa (distrutta nel 1400) dedicata a S.Michele, anch’essa posta all’interno di un castello.

A Camugliano (PI), a tre km. da Ponsacco, sorgeva un castello su una collina rotonda, ancor oggi chiamata “il castello”. Le prime notizie sul castello (distrutto nel 1345) risalgono al 1072.

Alcuni storici ipotizzano l’esistenza di un secondo castello.

Camigliano,  (Montalcino, SI) dotato di una cinta muraria, raggiunse lo status di Comune.

Quando, nel 1317, il castello di Camigliano fu comprato dalla Repubblica di Siena, venne aggiunta una gazza bianca e nera nello stemma.

Uno dei "Terzi" in cui era suddivisa Siena si chiamava Camollia (o Camullia), ed una leggenda vuole che tale toponimo derivi da Camolio o Camillo, uno dei due condottieri mandati da Romolo per uccidere Senio ed Aschio, figli di Remo.

Il toponimo S.Pietro in Camollia si legge già in un documento del 998.

Una delle contrade che nacque a Camollia è quella della giraffa che ebbe, all'inizio,  i colori rosso e blu nello stemma,  poi quelli di bianco e rosso. Caso strano, fu quando, nel 1717, venne aggiunta nello stemma, la figura un animale che assomigliasse molto più ad un cammello che non ad una giraffa.


   Arrivano i cammelli   (Cartello segnaletico di Camigliano, Montalcino-SI)

 

Le prime notizie del castello di Camigliano, comune di Montalcino (SI), si riferiscono ad un nucleo abitativo insediatosi intorno all’anno 1000 in località Castelvecchio.

Risulta probabile che l’odierna Camigliano sia stata edificata nell’attuale posizione da Camillo, proprietario del Castelvecchio e di una tenuta che arrivava fino al fiume Orcia.

Tale Camillo doveva il suo nome all’antica Famiglia dei Camilli e, da questa famiglia, Camigliano trasse il suo stemma, dove è raffigurato un cammello su sfondo azzurro.

Perchè un cammello si trova raffigurato in uno stemma di un paese della Toscana?

Per associazione di idee viene in mente l’Egitto e guardando indietro nel tempo i faraoni, le piramidi e le divinità Iside e Osiride.

Spostandoci a sud di Roma, verso Caserta e precisamente a Camigliano, entrando in Comune avremmo la possibilità di vedere lo stemma con raffigurato un cammello su sfondo azzurro.

Chissà in quanti si saranno chiesti il significato di quella presenza.

Due paesi così distanti, con lo stesso nome, hanno il solito simbolo nello stemma,  uno era dominato dalla famiglia dei Camilli e nell’altro il nome, oggi più diffuso è Camillo.

Il nome comune “camillo” ricorda i riti pagani, e il cammello l’Egitto con la Dea Iside.

 

Durante l’impero di Diocleziano (285-305 d.C.) le classi sociali subirono una profonda trasformazione.

I lavoratori furono organizzati in corporazioni professionali ereditarie, i contadini furono obbligati a tramandare il lavoro di padre in figlio.

E’ in questo periodo che potrebbe essere nata la corporazione dei camilli con il simbolo del cammello;

questo animale che potrebbe essere stato introdotto a Roma dai sacerdoti stessi, (nel II secolo i cammelli erano presenti a Ostia poiché durante scavi archeologici  sono state ritrovate ossa di cammello).

Nel  "Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro sino ai nostri giorni" di Gaetano Moroni si afferma che Pannacchio, della famiglia dei Camilli nacque nel 370, divenne senatore romano, poi prete e santoSi può ipotizzare che a nord di Roma il nome "Camigliano" si trasformò in "Camugliano" (c'è poca differenza grafica tra la i e la u) e che in seguito, forse durante il dominio di Matilde di Canossa, due di questi paesi, Camigliano di Capannori (LU) e Camigliano di Montalcino (SI) ripresero il nome originale.

Resta comunque da capire quale potrebbe essere la relazione tra i camilli e il nome “Camigliano”.

Bisognerebbe tornare a Roma, indietro nel tempo, fino a quando i culti pagani erano ancora permessi.


 

         Altri cammelli


 

La curiosità di vedere se c’erano altri  cammelli in giro mi ha portato in un piccolo Comune di Isernia.

Sant’Elena Sannita; il Comune ha uno stemma con il cammello su sfondo azzurro e nel pulpito della chiesa parrocchiale è scolpito un cammello. Il santo patrono è S.Michele Arcangelo

Sul territorio sono stati rinvenuti reperti dell’epoca romana e l’origine del comune si fa risalire al XII sec.

E, sorpresa: … anticamente si chiamava Cameli!

Una delle interpretazioni che sono state fatte sull’origine del nome è che i suoi abitanti  erano considerati cammelli = uomini stupidi, si potrebbe, quindi, collegare quindi la parola CAMELI con CAMMELLI, ma a me sembra poco credibile, meglio forse:

Camilli > Camili > Cameli

I cammelli (o dromedari) sono presenti anche negli stemmi di alcune famiglie nobiliari.

Per adesso quelli che ho trovato o che mi sono stati gentilmente segnalati sono:

 

- Mantova

nello stemma della famiglia nobiliare Gobio è rappresentato un dromedario passante simile a quello di Camigliano, su sfondo azzurro e su un terreno verde. L'origine della famiglia è ligure ma aagli inizi del sec. XIII si trasferì a mantova.

- Novara??

La famiglia Boca ha un cammello sdraiato raffigurato nello stemma.

- Comune di Camugnano (BO).

nella frazione di Bargi esiste un antico edificio chiamato Casa Comelli ed ha come stemma un cammello. L'edificio e' del '700 e quindi non molto antico.

- Comune di Azzone (BG).

nel portale di un abitazione della famiglia Santi si trova uno stemma raffigurante un cammello.

- Comune di Villa Lagarina (TN)

la sede del comune di VILLA LAGARINA si trova in un edificio chiamato casa Scrinzi. Quell'edificio era di proprietà della famiglia CAMELLI e nello stemma all'entrata figura un cammello.

- Comune di Pietracamela (TE)

- Comune di Rivello (PZ)

tra i monumenti si trova Palazzo Megale (origini anno 1000) e sul portale si trovava lo stemma della famiglia, una stella filante, un dromedario e una corona.

In Toscana tra le famiglie nobili che hanno un cammello nello stemma ho trovato:

Ciabilli di Firenze, Bicchierai, un ramo di Firenze e Livorno e l'altro di Pisa, Del Cammello, di Firenze, Cammelli di Pistoia.


 

Il cammello come simbolo


Il cammello si presta a interpretazioni simboliche contrastanti. Si potrebbe ricordare quando il diavolo prese la forma del cammello per indurre a tentazione S. Macario, ma anche gli scritti di S. Agostino (354-430) che invece citano il cammello come simbolo del Cristo per l'umiltà con cui porta il proprio fardello. Da altri, per il tipo di portamento dell'animale, viene considerato come simbolo di presunzione, da altri ancora, per la capacità di inginocchiarsi, come simbolo di umiltà. (questo potrebbe essere il caso del cammello presente nello stemma dei Borromeo). Per alcuni rappresenta l'Asia e a tal proposito c'è chi ipotizza che l'origine del cammello sullo stemma di Camigliano (SI) sia dovuta a papa Pio II° dei Piccolomini per i possedimenti di Costantinopoli.


 

San Michele

 

 

 

S.Michele è anche il patrono dei Longobardi.

Quando, nel 570, i Longobardi arrivarono a Lucca erano pagani ed in parte cristiano-ariani.

Le chiese che costruivano questi ultimi erano dedicate a San Michele.

Quando i pagani si convertirono al cristianesimo dedicarono le loro chiese a San Martino o a San Quirico. Durante il IX secolo i Longobardi continuarono a costruire monasteri e chiese, molti di loro diventarono vescovi.

 

(foto a destra: Chiesa di Camigliano (LU) dedicata a San Michele Arcangelo)

 

        


        

        Il culto alla Dea Iside

     


       A Roma ho fatto il servizio militare e chissà quante volte sono passato davanti alla chiesa di S.Stefano del Cacco, in Piazza del Collegio Romano che nel Medioevo era chiamata Piazza di Camigliano.

        Chi avrebbe immaginato che nel 43 a .C., al posto di quella chiesa ci fosse il più importante tempio del culto egizio in Roma?

         Fu distrutto da Tiberio, ricostruito da Caligola, e dopo l’incendio dell’80 d.C. costruito nuovamente da Domiziano e Alessandro Severo.

        Il culto di Iside ha origini molto antiche ma è con l’avvento della dinastia tolemaica ( 323 a .C.) che si diffuse in tutto il Mediterraneo.

         A Roma ebbe grande successo, i sacerdoti, infatti venivano direttamente dall’Egitto.

         I rapporti, però, con il potere imperiale non erano sempre tranquilli.

         Dopo l’editto di Costantino (313 d.C.) i cristiani cominciarono a perseguitare le altre religioni.

        Con l’editto di Tessalonica (380 d.C.), Teodosio dichiarò il cristianesimo religione di stato, proibendo tutti gli altri culti.

         I templi furono distrutti, le statue abbattute e i sacerdoti e i fedeli processati dall’autorità.

         Alcune statue di sacerdoti egizi sono oggi conservate al Museo capitolino.

        All’angolo tra  via Piè di Marmo e Via S.Stefano del Cacco è possibile osservare un grande piede di marmo (rinvenuto nel XVI sec.)  che appartenne ad una statua del tempio di Iside.

         In quel punto si trovava anche un arco che segnava l’uscita del tempio : l’ Arco di Camigliano.

La parola "Camigliano" è menzionata anche in un documento anonimo del 1358 che parla della vita di Cola di Rienzo e di Roma. (...Nella contrada de Camigliano... ...)

         -Camigliano (Capannori Lucca)

         -Arco di Camigliano (Roma)

         Mi sono ritrovato al punto di partenza, come spesso capita a chi si inoltra in sentieri che non conosce

         


 

Riepilogando  

 

I Comuni e i paesi con il toponimo Camigliano hanno, parzialmente, alcuni elementi che li accomunano:   

 

-  S.Michele

-  I Castelli

-  Lo stemma col cammello

-  Il vecchio nome “ Camugliano”

-  La parola “ Camilli”

 

inoltre si trovavano tutti situati in località dominate in passato dagli etruschi.

 

La parola "Camigliano" potrebbe derivare dal nome proprio Camillo (Camillus-Kadmilos- KadmiloV) oppure dal nome comune camilli (cadmiloi, per gli etruschi) che potrebbe aver dato origine alla Famiglia dei camilli.

Io provo a spezzare una lancia a favore dei “camilli” con la “c” minuscola.

 

La ricerca continua ... intanto sento il bisogno di mangiare un panino e perché no, di bere un bicchiere di buon vino. Vediamo cosa riesco a trovare nella mia cantinetta: un rosso "Camilliano" imbottigliato a Camigliano (LU) e un altro rosso " Rosso di Montalcino" imbottigliato a Camigliano (SI) che ha addirittura l'etichetta con la stampa del sigillo di Camigliano dove spicca un bel cammello rosso. Peccato che non ho un vino imbottigliato a Camigliano (CE) anche se so che ce ne sono di buoni. Ottima occasione per farne ricerca.

 

  * Ottobre 2010 -  Ringraziamo il prof. Jacopo De Grossi Mazzorin dell' Università degli Studi di Lecce - Dipartimento di Beni Culturali -  che molto gentilmente ci ha inviato informazioni molto interessanti.

Quanto scritto sotto è solo uno stralcio della ricerca del prof.Jacopo De Grossi Mazzorin; per chi la volesse  visionare interamente può consultare il libro "Archaeozoological studies in honour of Alfredo Riedel"

alle pp. 231- 242 (Bolzano 2006)

 

 

Cammelli in Italia

 

Venendo all’Italia, la prima segnalazione di ossa di camelide, una falange, si ha nei livelli augustei di un accampamento militare a Bedriacum nei pressi di Calvatone, in Lombardia (Wilkens 1990; 1997) e altre due, sempre del periodo romano imperiale, rispettivamente ad Aquileia (Riedel 1994b) ed Ostia (McKinnon 2002). Altri resti, identificati come dromedari, provengono da S. Giacomo degli Schiavoni, in Molise, dove il riempimento di una cisterna databile alla metà del V secolo ha restituito un frammento di scapola di probabile dromedario (Albarella et alii 1993) e da Verona nei livelli dell’area del “Tribunale”, databili al VI-VII secolo, da cui proviene una terminazione distale di radio (Riedel 1994c). Di recente sono stati identificati altri resti di camelidi provenienti da diversi contesti urbani e suburbani di Roma (De Grossi Mazzorin, Minniti 2001). Una falange è stata rinvenuta alla Crypta Balbi in un deposito di VII secolo.

L’attestazione di entrambe le specie a Roma in questo periodo è giustificabile anche da un punto di vista storico. La presenza del dromedario potrebbe trovare una ragione nei frequenti scambi commerciali con l’Africa settentrionale e il Levante, come testimonia la massiccia importazione di ceramica da queste regioni tra i materiali della Crypta Balbi. Il cammello battriano, che abita le regioni più interne dell’Asia invece poteva essere giunto a Roma a seguito dei contatti commerciali con Bisanzio; non bisogna infatti dimenticare che dal VI all’inizio dell’VIII secolo Roma è governata per conto dei bizantini da un duca o governatore militare dipendente dall’esarca di Ravenna.

Altri frammenti di ossa di camelidi sono stati rinvenuti nel Foro della Pace e nell’area adiacente alla tomba dei Valerii sulla via Latina. Un documento medievale del prelato Amsberto cita però tre cammelli donati a Esztergom nel 1189 dall’imperatore Federico Barbarossa al re Béla III (Bökönyi 1969:250).

La distinzione sulle ossa tra il cammello battriano e il dromedario è abbastanza complessa, in quanto si basa su caratteristiche morfologiche e metriche che presentano ampi margini di sovrapposizione (Steiger 1990). In particolare dal Foro della Pace proviene un metapodio di individuo adulto la cui estremità distale è stata segata forse per l’utilizzazione della diafisi come materiale osseo da lavorare.

Dalla Tomba dei Valerii sulla via Latina proviene invece una falange. A parte tali rinvenimenti archeologici non mancano certo in Italia testimonianze iconografiche, tra l’altro ben documentate e descritte in un lavoro di Schauenburg (Schauenburg 1955-1956).

Merita però in questa sede di essere ricordato un importante rilievo, databile all’ultimo quarto del I secolo a. C., con una raffigurazione di dromedario (Romanelli 1943-1945). Questo era un tempo murato nel cortile del Palazzo Dragonetti de Torres a L’Aquila ed è ora conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Chieti. Il rilievo, forse proveniente da Amiternum o Peltuinum, doveva far parte di un monumento funerario, forse di un membro della famiglia dei Peticii (Tchernia 1992:298-300, 1997; Gianfrotta 1989) . Il dromedario qui rappresenterebbe un chiaro segno dei commerci di vino verso l’Oriente della famiglia Peticia e della sua utilizzazione come animale da soma per commerci a lunga distanza (de RoManis 1996). Un’altra raffigurazione di questo animale come bestia da soma si ha in uno dei fregi della casa di Livia sul Palatino (fRova 1961: 386, fi g. 356), mentre il suo impiego militare, sempre come animale da carico, è invece documentato sul lato nord dell’arco di Costantino. Infatti nel fregio della profectio di Costantino da Milano si può vedere un cammello, carico di un pacco, in marcia con le truppe (l’oRange, von geRkan 1939).

Non bisogna infi ne dimenticare l’uso occasionale  dei cammelli nei giochi del circo. Toynbee (toynbee 1973) dà alcuni esempi dai regni di Claudio, Nerone ed Eliogabalo, tra cui le corse contro i cavalli (Suetonius, Nero, 2; Dio Cassius LX,7; Geoponica XVI, 22). Benché i suoi resti non siano stati rinvenuti tra il materiale faunistico proveniente dal Colosseo12, un mosaico rinvenuto sull’Aventino mostra una scena del circo in cui un uomo sopra un cammello conduce un leone al guinzaglio (blake 1936: pl. 42, fi g. 2). È interessante notare come in Italia la maggior parte delle testimonianze archeologiche siano tuttavia riferibili ad un arco cronologico che si colloca tra la fine dell’Impero Romano d’Occidente e l’alto Medioevo. Con il VII secolo abbiamo infatti le ultime segnalazioni di resti ossei di camelidi tuttavia le testimonianze storiche continuano di tanto in tanto a segnalare la presenza di questi animali nella nostra penisola. La prima di queste riguarda una delle crisi che subì il papato per la contesa del soglio pontifi cio; Maurice Bourdin, un monaco cluniacense francese, poi Vescovo di Coimbra ed Arcivescovo di Braga in Portogallo, fu contapposto da Enrico V come antipapa, col nome di Gregorio VIII, prima a Gelasio II e successivamente a Callisto II.

Dopo alterne vicende questi fu assediato a Sutri dall’esercito pontificio capitanato dal cardinale Giovanni da Crema e qui catturato e consegnato dagli abitanti nelle mani del Pontefice (1121). Le cronache riportano che Bourdin fu usato come barbaro ornamento al trionfo del suo rivale. Messo a cavalcioni a rovescio su un cammello, con la coda dell’animale tra le mani e il corpo ricoperto di pelli caprine, fu messo a seguire il vincitore per le vie di Roma; condannato poi a perpetuo esilio, venne inviato prima nel convento Benedettino di Cava dei Tirreni per espiare le sue colpe e poi rinchiuso nella Rocca di Fumone, ove l’infelice morì e venne sepolto nel 1124. Qui di seguito sono riportate le parole di Ferdinando Gregorovius e di Giovanni Villani che così ricostruiscono l’evento:I mercenari di Giovanni di Crema trattarono il prigioniero con selvaggia brutalità, ed entrando a Roma, il papa abusò di una vittoria tutt’altro che gloriosa facendosi precedere a mo’ di grottesca staffetta dall’arcivescovo di Braga. Coperto da una villosa pelle di caprone e posto a cavalcioni del cammello che trasportava gli attrezzi da cucina del papa dalla parte della coda. Gregorio VIII fu condotto per la città sotto una tempesta di frustate e di pietre come una bestia feroce, poi incarcerato nel Septizonium e quindi condannato all’esilio perpetuo.” (Gregorovius, Storia di Roma nel Medio Evo, VIII, cap. II,2)

Sentendo la sua venuta Bordino, il papa ch’avea fatto Arrigo imperadore, per paura si fuggì di Roma a Sutri; ma per gli Romani fu in Sutri assediato e preso, e menato a Roma in diligione in su uno cammello col viso volto addietro a la groppa, e legatagli in mano la coda del cammello, e misollo in pregione nella rocca di Fummone in Campagna, e ivi morìo.” (Giovanni Villani, Nuova Cronica, Tomo Primo, V, XXVII)  Al di là del fatto storico più o meno curioso, è interessante notare come al seguito del Papa Callisto II vi fosse un cammello utilizzato come bestia da soma per trasportare gli utensili da cucina. D’altra parte, come riporta il monaco benedettino Goffredo Malaterra nel suo De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis, alcuni anni prima, dopo la battaglia di Cerami (1063), il conte Ruggero I di Sicilia aveva inviato al papa Alessandro II il suo nunzio Meledio per ragguagliarlo della vittoria e per consegnargli quattro cammelli, tratti dal bottino di guerra. Il pontefice avrebbe risposto all’omaggio con l’invio un Vessillo papale, raffigurante un’icona bizantina del secolo VIII, e con la benedizione e l’indulgenza per i combattenti cristiani. L’utilizzazione dei cammelli non doveva quindi essere un fatto insolito a quel tempo. Infatti anni dopo, il 12 agosto 1086, Ruggero d’Altavilla il Normanno, dopo 25 anni festeggiava a Messina, da dove era partito nel 1061, la vittoria riportata sui Saraceni e il suo trionfo veniva celebrato per le vie della città. Al corteo, come riporta Salvino Greco nella sua “Storia di Messina”: “partecipavano sia il clero che le autorità, tutti in abiti sontuosi, ordinati in una lunga processione, recando croci, urne e gonfaloni. In testa al corteo sfilava un’imponente ed elegante statua di donna a cavallo, ricavata da cartapesta, pettinata e adorna come una gran dama.

Essa rappresentava la Vergine Maria nel momento in cui, come scrisse Jean Houel nel suo Viaggio in Sicilia e Malta, faceva il suo ingresso in paradiso. Dietro a questa statua veniva il clero, poi il seguito nobiliare e militare col Conte in testa, a cavallo di uno stupendo cammello e circondato dai suoi uomini che intonavano inni di guerra in alternanza a canti religiosi”. Nasce proprio dal cammello, e ancora questo rito è parte attiva del mezzagosto messinese, una festa dettadu Camiddu”, nella quale un simulacro di Cammello, scortato da due uomini di bottega in bottega, rubava per mano di costoro quanto più poteva degli oggetti messi in mostra. Sempre a Messina, nel mese di agosto, vengono fatti sfilare per le vie della città due enormi statue di cartapesta alte circa 10 metri di due giganti a cavallo (“u giganti e a gigantissa”) Mata e Grifone. Alcune leggende parlano di Mata e Grifone, come i fondatori della città, altre, più vicine alla realtà, parlano dei giganti come la raffigurazione di due prigionieri: il principe mussulmano Grifone e sua moglie Mata, obbligati a sfilare nel trionfo di Ruggero per le vie cittadine. I prigionieri a cavallo e il conte stesso, come si è detto, in groppa ad un cammello (da qui la tradizione di far precedere le statue dei giganti da un cammello finto). Questo fatto trova poi riscontro nelle numerose rappresentazioni diU camiddu e l’omu sabbaggiu” (il cammello e l’uomo selvaggio “o saraceno”) che si replicano ancor’oggi in numerosi paesi della costa ionica tra Messina e Taormina. Recenti ricerche dimostrano tuttavia l’esistenza di simili tradizioni anche sulla riviera ionica calabrese in cui, nel corso dei secoli, l’impresa di Ruggero è stata trasfigurata in forma di “pantomima” nella quale si sono fusi i due elementi della leggenda: il cammello dominato dal Conte Ruggero e l’omu sabbaggiu (guerriero saraceno) sconfitto sul campo dal cavaliere normanno. Infine, molto particolare è la katabba di Monforte S. Giorgio, un paesino sui monti Peloritani in cui, per venti giorni (dal 17 gennaio al 5 febbraio), alle sei del mattino e alle sette di sera risuona nella valle la tammuriniata e la campanata di Sant’Agata, con 25 ritmi diversi (in passato molti di più), che rappresentano l’arrivo del messaggero annunciante l’arrivo degli Altavilla, il trotto dei cavalli e il passo felpato del cammello su cui, secondo la leggenda, avanzava Ruggero e la fuga dei Saraceni.

Una discreta presenza di cammelli è segnalata sin dal 1622 a San Rossore, vicino a Pisa (Masseti 2003:237-240). I primi cammelli furono infatti introdotti proprio allora nella tenuta da parte di Ferdinando II De Medici che li aveva ricevuti in dono dal bey di Tunisi (Cochi 1858; Simoni 1910). Circa quarant’anni dopo, nel 1683, altri cammelli giunsero come bottino di guerra a seguito della battaglia di Vienna contro i Turchi. La vittoria delle truppe cristiane, comandate dal re di Polonia Giovanni III Sobieski, permise agli austriaci (dopo la conquista di Buda) di impadronirsi di tutta l’Ungheria. In questo Paese i turchi avevano giá portato un certo numero di cammelli, la cui testimonianza archeologica è data, appunto dai rinvenimenti di ossa nei castelli di Diósgyör, un avamposto settentrionale dell’Impero Ottomano (Bökönyi 1974:228; Bartosiewicz 1996: 449), a Buda (Bökönyi 1969:251; Bartosiewicz 1996: 449) e in un fortino ligneo a Szekszárd/Palánk (Bartosiewicz 1995; 1996: 449). Fu proprio in quegli anni, nel 1692, che i Medici tentarono di impiantare un allevamento di cammelli nella fattoria di Panna, nel Mugello (Asf, Reali Possessioni, Negozi, f. XXI, ins. 91; Simoni 1910). Nel 1738 il principe Marco di Craon fece acquistare in Tunisia altri sei dromedari per rinsanguare la razza dei cammelli di San Rossore (Maccabruni 1997) che, nello stesso secolo, giunsero a superare i 200 individui (Simoni 1910; Mineccia 2002).

Questi animali furono utilizzati come bestie da lavoro, per il trasporto delle merci e, una volta inabili al lavoro, probabilmente anche per la carne (Masseti 2003: 239). Altri (per lo più individui vecchi) furono 241 venduti nei primi dell’Ottocento a privati, soprattutto nel Ducato di Parma (Masseti 2003: 239-240). Ancora alle soglie del Novecento vivevano nella tenuta di San Rossore un centinaio di dromedari, di cui molti furono uccisi durante la Secondo Conflitto Mondiale e solo nell’immediato dopoguerra ne furono acquistati degli altri in Libia (Fascetti 1991; Masseti 2003: 240). L’ultimo dromedario di san Rossore è deceduto nel 1976.

 

Sito

Regione

Datazione

Bibliografia

Aquileia

Italia sett. (Friuli)

eta romana imperiale

Riedel 1994b

Verona

Italia sett. (Veneto)

VI-VII secolo

Riedel 1994c

RomaCrypta Balbi

Italia centr. (Lazio)

VII secolo

De Grossi Mazzorin, Minniti 2001

Roma via Latina

Italia centr. (Lazio)

II-III secolo

De Grossi Mazzorin et alii (c. s.)

Roma Foro della Pace

Italia centr. (Lazio)

V-VI secolo

De Grossi Mazzorin et alii (c. s.)

Ostia

Italia centr. (Lazio)

II secolo

McKinnon 2002

S. Giacomo degli Schiavoni

Italia centr. (Molise)

V secolo

Albarella et alii 199

 

          

  * Marzo 2010 - Ringraziamo il sig. Gualtiero Ghezzi che ci ha inviato la seguente e-mail   

 

 

 Buongiorno.

Gentili signori, alla ricerca sul perché di un simbolo tanto particolare nel sigillo del borgo di Camigliano ( SI ), dove   lavoro, mi sono imbattuto nella vostra ricerca che ho trovato molto interessante. Volevo quindi capire da voi se ritenete che, in ultima analisi, lo stemma col cammello sia da attribuire alla corporazione dei camilli.Se fosse attendibile l'ipotesi stemma - camilli non troverei particolarmente strana la successiva trasformazione in Camigliano, in quanto potrebbe esserci una  spiegazione di questo tipo: i camilli hanno dato origine alla corporazione, un gruppo di essi ha creato il nuovo insediamento a nord di Roma ( con percorsi diretti non siamo a più di 120 km ), e da allora in poi l'insediamento, di epoca alto - medievale ( ante anno 1000 ) si è portato appresso stemma e toponimo. Mi dite che ne pensate?

Cordialmente.

Gualtiero Ghezzi

 

   

 * Ottobre 2006 - NOTA DELLA PRO-LOCO DI CAMUGNANO (BO)

    Ringrazio la signora Paola Campori della Pro-Loco di Camugnano che mi ha mandato la seguente

    e- mail:

    

Sono della Pro Loco di Camugnano (Bo) citata nelle pagine dedicate all'oggetto; ho letto con interesse la ricostruzione delle possibili origini dei nomi.

Per quanto riguarda Camugnano, da fonti certe, vi posso dire che le possibilita' avanzate in alcuni testi dell'origine del nome di Camugnano che sembrava una deformazione di Camugliano sono risultate errate.

Da un nostro storico-ricercatore e' emerso che Camugnano deriva, senza alcun dubbio, dai proprietari terrieri della colonizzazione romana come segue: Camonius (nome del proprietario) - Fundus Camunianus (podere di Camunio) - Camunianus e infine Camugnano.

Che Camugnano e frazioni fossero territori appartenuti ai Longobardi e' vero ed anche le chiese nominate a S. Michele Arcangelo di Stagno e delle Mogne.

C'e' inoltre, riguardo ai cammelli una annotazione che volevo fare se vi interessa e cioe', in una frazione chiamata Bargi esiste un antico edificio chiamato Casa Comelli ed ha come stemma un cammello, questo edificio e' comunque del '700 non antichissimo.

Se avete bisogno di altre info fatemi sapere.

Saluti.

Paola Campori

 

Senza mettere in discussione le ricerche dello storico che di certo è più competente di me in materia, mi risulta che Camugnano nel 1378 risulta in un elenco col nome di Camugliano. In quel periodo Camugnano dipendeva dalla Pieve di Guzzano.

(vedi:"Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna" ed.1844).

Piero Tambellini

  

 

 aggiornamento del 2007 su Camigliano (Lucca):

- anno 1058 in un documento è scritto Camilliano

- 31Maggio 1137 - in un documento è scritto Camilliano

- 1366 - su una pergamena  ho trovato scritto una volta Camigliano di Subgromineo e un'altra Camugliano di Subgromineo. Subgromineo, oggi Segromigno, è il nome antico della Pieve di cui faceva parte Camigliano

- 1367 - in una pergamena si trova scritto Camilliano

- sec.XVI - in un terrilogio si trova Camiliano

 

 

Bibliografia

Libri consultati:

Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana   .......  di Emanuele Repetti

Vie Romane e medioevali nel territorio lucchese ................ di C.Sardi

Fra oriente e occidente.........................................................   di Brancati

Capannori ..............................................................................   di Guglielmo Lera

Architettura medioevale in diocesi di Lucca ...................... di Maria Teresa Filieri

Capannori itinerari Archeologici  .....................................     di Marco Frilli

Toscana Antica............................. ......................................    di Enzo Bernardini

Archaeozoological studies in honour of Alfredo Riedel..  (pp. 231- 242 di Jacopo De Grossi Mazzorin)

 Storia delle due Sicilie dall'antichità più remota al 1789"...di ,Nicola Corcia

 

Siti Web

Siti ufficiali dei Comuni

Siti di storia

Siti di carattere locale